Nemico di classe, opera prima del regista sloveno Rok Biček, è un film girato quasi per intero fra le mura di un istituto scolastico, in particolare durante le lezioni di tedesco in una classe dell’ultimo corso. L’arrivo di un nuovo professore, grande estimatore di Thomas Mann (1875 – 1955), in supplenza di un’insegnate che va in maternità, scatena una crescente ribellione.
Il nuovo venuto respinge i metodi tolleranti e un po’ menefreghisti di chi lo ha preceduto, impone una disciplina vecchia maniera e mira a suscitare negli studenti un preciso senso di responsabilità. Il suicidio di un’allieva poco dopo essere uscita in lacrime da un colloquio con il nuovo docente - in realtà turbata da traumi ben più complessi a livello sia personale sia familiare - spinge gli altri alunni a inscenare una vera e propria campagna contro il nuovo venuto, accusandolo di essere un nazista e un autoritario insensibile. Ci saranno molte incomprensioni e ci vorrà del tempo affinché le cose si chiariscano e le due parti si capiscano. E’ un film costruito con grande professionalità, interpretato da attori - giovani e meno giovani - molto bravi, diretto con mano ferma da un esordiente che dimostra di disporre di un consistente bagaglio professionale. In altre parole, un film solido e di ottimo impatto. Qualche dubbio, invece, sulla lettura simbolica che alcuni hanno voluto farne vedendovi una sorta di metafora di una Slovenia incapace di fare i conti con se stessa, refrattaria all’autorità e allo stesso tempo intollerante rispetto ai diversi. Molto più convincente un approccio diretto ai temi dell’educazione e della funzione della scuola, argomenti che, qui come altrove, suscitano accesi dibattiti.