Il quarantaduenne Roberto Capucci, nel mondo del cinema da oltre venti anni, dirige il suo primo film mettendoci molta passione e buona capacità. Il problema maggiore che deve affrontare è riuscire a gestire una sceneggiatura che porta anche la sua firma ma che non sembra essere troppo sua amica.
Tutto sa di già visto, nulla interessa realmente e capita spesso di ricordare scene e situazioni già a base di altri film. Mancando l’appeal, è difficile reggere anche poco meno di un’ora e mezza di una coproduzione italo spagnola in cui quasi tutti gli interpreti sembrano capitati lì per caso. E’ inutile infierire su un regista che dimostra voglia di fare, ma non ha scelto il miglior modo per dirigere un film. Condizionato dal volere fare bene a tutti i costi, forse per tentare di mettere nel suo curriculum un titolo da ricordare e in cui fosse coprotagonista, Francesco Apolloni scrive assieme al cineasta la storia o, meglio, dà spessore cinematografico ad una idea. Così facendo, è più lui che firma Ovunque tu sarai e lo condiziona anche col suo personaggio sempre sopra le righe: un medico frustrato succube della moglie ricca che non gradisce le sue continue scappatelle con belle ragazze e lo tratta come un idiota. Questo tono da commedia goliardica preclude la possibilità di apprezzare la parte più drammatica affidata a Ricky Memphis e Primo Reggiani. Uno è un mancato giurista che vive in maniera trasversale offrendo i suoi servigi a chi lo paga è anche malato di gioco d’azzardo e si rovina. L’altro è un architetto che sogna un futuro da protagonista ed è quasi pronto per il matrimonio: forse non è innamorato, forse non è la vita che vorrebbe per sé. Un altro personaggio-macchietta è affidato a Francesco Montanari, il figlio di baristi laziali che ingloba in sé tutte le superstizioni dei tifosi e che affronta la vita avendo sempre paura di ogni cosa: è troppo caricato per potere essere simpatico. La ragazza è interpretata dalla cubana – ma in Italia da otto anni - Ariadna Romero: le si chiede di sapere ballare e cantare e lo fa senza demeritare. In un cammeo – il padre laziale – simpaticamente Pino Insegno. Quattro persone molto diverse tra loro per età e ceto, uniti nell’amicizia nel nome della Roma per cui tifano, partono per Madrid in occasione della partita di Champions League che si giocò il 5 marzo 2008 con i giallorossi di Luciano Spalletti che vinsero al Santiago Bernabeu battendo 2-1 il Real Madrid. E’ un’occasione per festeggiare l’addio al celibato del più giovane e, per questo, hanno organizzato un breve giro della Spagna dimenticandosi di affittare l’auto. Noleggiano l’unica disponibile, un pullmino Volkswagen appartenuto a una banda rock, e ben presto incrociano una bella cantante spagnola che, inconsapevolmente, porta scompiglio all’interno di un gruppo affiatato favorendo il venire a galla di diversità, insicurezze e parole mai dette. Al loro ritorno nulla sarà più come prima, nel bene e nel male.
