Per la serie “oh quanto ci siamo divertiti, ho tanto pianto” questo film che si ispira a fatti realmente accaduti per trarne il massimo anche nell’emotività. Le componenti sono perfette: c’è il ragazzino di 8 anni che abbandona mamma e il suo paese per raggiungere Parigi col padre, l’emarginazione, la sopravvivenza e, infine, il trionfo di questo piccolo genio degli scacchi.
Inutile dire che il suo pubblico ideale è composto da una sensibile platea femminile che subito si innamora della storia di questo ragazzino che in molti vorrebbero come proprio figlio: diligente, sempre sorridente e positivo, capace di trasformare in realtà i propri sogni. Ma, per fortuna, il regista e sceneggiatore Pierre-François Martin-Laval dopo avere diretto 5 film a dire poco mediocri, ha trovato il giusto modo per sviluppare la storia senza cadere nel melodramma riuscendo ad unire le necessità del cinema alle dinamiche sociali di una storia mai occasionale. Il rischio era ancora maggiore se si pensa che è l’adattamento del libro autobiografico scritto da Fahim Mohammad - protagonista della vicenda – assieme a Sophie Le Callennes, l’antropologa e scrittrice che insegnò il francese al padre del ragazzo e Xavier Parmentier deceduto nel 2016 per un tumore, l’allenatore di scacchi del ragazzino. L’autore sceglie di narrare inserendosi in precise delimitazioni ambientali; la prima parte è girata in Bangladesh dove vengono realizzate bellissime sequenze in cui si mostra la difficile situazione in cui il piccolo Fahim è costretto a vivere anche a causa del suo enorme talento per gli scacchi. Nello stesso tempo ha il merito di non indugiare troppo sul dramma della fuga del padre e del figlio limitandosi a fare vedere le scene dolorose degli addii e i sogni ricorrenti del piccolo, rivolti alla madre costretta ad abbandonarlo. Giunto in terra francese il film racconta con bravura la vita dei senza tetto, di chi deve sopravvivere in uno Stato che nega i più basilari diritti umani. Contrapposta alla rigidezza istituzionale c’è la bella realtà della banlieue di Créteil e del club di scacchi dove il multiculturalismo è di casa. Bravissimo il debuttante Assad Ahmed, funzionali gli altri con un Gerard Depardieu non sempre convincente. Costretti a fuggire dal Bangladesh, Fahim e suo padre raggiungono Parigi. Al loro arrivo, cominciano un’Odissea per ottenere asilo politico, con la minaccia di venire espulsi dalla Francia in qualsiasi momento. Grazie alla sua bravura con gli scacchi, Fahim incontra Sylvain, uno dei migliori allenatori di quel gioco in Francia, che lo porterà al campionato nazionale dove si giocherà la possibilità di rimanere nel paese che ha accolto lui e suo padre.