Il primo romanzo della quadrilogia firmata da Lois Lowry arriva sullo schermo in una versione che cattura l'essenza dell’allegoria del libro ma poco della sua attrazione quasi magica. E’ una scelta che potrebbe deludere i fan e che negli Stati Uniti gli è costato non poco in termini di incassi. The Giver - Il mondo di Jonas diretto da Phillip Noyce parte col bianco e nero per sintetizzare anche visivamente la noia che si è costretti ad accettare in un mondo solo apparentemente perfetto in cui la serenità è ottenuta sedando con psicofarmaci tutte le persone.
Da notare che i trailer del film sono mendaci poiché realizzati a colori, forse per evitare di perdere anche quei curiosi che potrebbero essere allontanati dall’uso cromatico dell’immagine che si evolve da uno splendido monocromatismo per giungere piano piano al colore. Pleasantville (1998) di Gary Ross aveva utilizzato questo artificio artistico sicuramente meglio, con la famosa scena del volto in bianco e nero solcato da una lacrima ricca di tonalità esteticamente perfette per raccontare le variegate sensazioni del dolore, ma qui il regista ne trae un modo per aggiungere emozione alla storia. Il film racconta di un nostro futuro prossimo o remoto in cui la società vivrà in un’apparente felicità ma dove tutto sarà deciso dagli Anziani con emozioni e passioni che sono considerati alla stregua di reati. Un solo individuo è delegato a custodire le memorie come ricevitore di ricordi. Un compito gravoso che tocca al sedicenne Jonas. Il ragazzo è educato da un mentore, che gli insegnerà anche la rivolta. Tuttavia è stato scelto male, perché è subito contaminato dalle emozioni e lotterà per ridarle a tutti i suoi simili. Questo comporterà un ritorno al passato che per molti è un’autentica novità, accettando il dolore per provare la gioia, il brutto per apprezzare il bello. Il film evita il clamore del blockbuster per atmosfere più vicine al thriller con una narrazione quasi sussurrata in cui molta importanza hanno i dialoghi tra il prescelto ed il suo maestro. Perfetto Jeff Bridgess nel ruolo del saggio che induce il suo pupillo a fare una scelta, credibile anche se di maniera Meryl Streep, come anziano che domina il consiglio, bravi tutti gli altri. Il venticinquenne australiano Brenton Thwaites, già fattosi notare al fianco di Angelina Jolie in Maleficent (2014) di Robert Stromberg, è un protagonista che domina le scene senza mai alzare il tono della recitazione dimostrando una maturità da sfruttare anche in personaggi meno legati al mondo del onirico e della fantascienza.
