Il cinquantunenne Paolo Costelli è un onesto artigiano che realizza con decoro sia film tv sia prodotti per il grande schermo. Sa dirigere e accetta di lavorare in progetti non sempre di qualità perché per lui questo è un lavoro e come tale lo svolge. Passati i tempi di Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno (2001), co-diretto con Laura Betti, o del debutto, nel 1999, come sceneggiatore assieme alla Giallappa’s Band per Tutti gli uomini del deficiente, si è messo a disposizione del comico del momento per confezionargli addosso un abito non troppo sgualcito.
Dopo film con protagonisti Vincenzo Salemme e Biagio Izzo, ha creato un sodalizio con il settantenne lombardo Massimo Boldi e, fino ad ora, ha dato vita a quattro film. Matrimonio al Sud è sicuramente privo di fantasia, coì come di una buona idea iniziale o di una sceneggiatura interessante, ma scivola via senza troppe recriminazioni utilizzando caratteristi di livello. La qualità delle trovate è ancora più bassa del solito, ma i dialoghi quantomeno non sono infarciti di parolacce. Si diverte solo chi lo vuole, chi va al cinema e parcheggia fuori il cervello, accettando di essere dominato da meccanismi un po’ logori ma che strappano la risatina. Un pizzaiolo (un mestiere a caso!) meridionale e un imprenditore (anche qui poca fantasia) settentrionale a cui aggiungere il dramma di innamorati che trovano contrasto nei loro padri e complicità nelle madri. Un colorito mondo fatto di luoghi comuni, un matrimonio celebrato con sfarzo ai limiti del kitsch e il tentativo di ridurre tutto a livelli più sobri da parte del nordico. C’è un attore fallito che per un’emittente locale conduce reality sui preparativi e la celebrazione dei matrimoni, cercando di portarsi a letto le madri delle spose, l’amico romano dell’imprenditore che crea non poco caos, l’industriale che cerca di togliere il posto di Presidente della Confindustria al padre dello sposo. Nel cast, oltre all’iper ripetitivo Boldi, c’è Enzo Salvi, qui al nono tele panettone con l’attore lombardo, Gabriele Cirilli che fa una marchetta, Ugo Conti elegante come sempre, Paolo Conticini nel ruolo dell’attore fallito. L’unico che come sempre si salva è Biagio Izzo, un attore che meriterebbe di essere impiegato anche in altri ruoli. Due giovani si amano e vogliono convolare a nozze, ma i rispettivi padri fanno di tutto per evitarlo poiché il ragazzo è del nord e la ragazza del sud. Il settentrionale accetta di andare in meridione ma tanto fa che, con la complicità involontaria dell’altro, mette in crisi il rapporto tra i due ragazzi. Per fortuna quando i consuoceri capiscono l'errore commesso, mettono da parte le rivalità personali industriandosi affinché i figli facciano pace. Il matrimonio sancirà la pace tra le varie parti d’Italia. L’unica bravura degli sceneggiatori è essere riusciti a trovare situazioni che coinvolgono Trentino, Puglia e Toscana, tanto da reperire qualche fondo istituzionale.