Nel primo weekend di programmazione nelle sale statunitensi, il film ha incassato oltre 34 milioni di dollari. A inizio settembre aveva introitato complessivamente 377,3 milioni di dollari: un ottimo risultato per un prodotto costato 70 milioni a fronte dei cachet dovuti ad attori di nome e del pagamento dei diritti per usare le musiche degli ABBA.
La prima cosa che si nota è l’utilizzo massivo di brani del gruppo svedese, che creano una overdose che non lascia respiro. Ogni occasione è buona per proporli, e spesso sono indispensabili per supportare una sceneggiatura non brillante anche se professionale. Sono trascorsi dieci anni da quel Mamma Mia! (2008), successo stellare (ha incassato oltre 600 milioni di dollari) diretto con ottimo mestiere dall’inglese Phyllida Lloyd ora il suo conterraneo Ol Parker – con alle spalle due titoli in cui il sentimentale è l’unico protagonista – ha tentato di riproporre quelle atmosfere creando praticamente un clone del precedente. È pur vero che cavallo vincente non si cambia, ma il cinema ha sempre bisogno di nuovi stimoli e soprattutto di qualche idea se si devono affrontare quasi due ore in compagnia di fedeli amici di cui si sa, o si immagina, già tutto. Il prodotto è di buona qualità, nessun interprete demerita e la Croazia truccata da Grecia funziona - meno l’isola di Lissa per rendere le atmosfere della bella Kalokairi – anche se vista in maniera fin troppo turistica. Quello che manca in ogni scena è il piacere di assistere ad uno spettacolo coinvolgente: il pubblico rimane tale rifiutato da uno script in cui hanno messo mano troppi autori e che si occupa quasi unicamente di proporre love story già conosciute e canzoni di cui in molti tra il pubblico canticchiano meccanicamente le parole. È un prequel dove giovani attori impersonano i personaggi bravini e simpatici portati al successo nel 2008 che si scontrano e incontrano con i loro alter ego più anziani. Meryl Streep appare come il suo fantasma o spirito che dir si voglia.