Con Dead Man Down - Il sapore della vendetta (Dead Man Down) il danese Niels Arden Oplev autore dell’interessate Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor, 2009) firma il suo primo film statunitense e, apparentemente, realizza un opera commerciale. In realtà, in questo action movie contano più le connotazioni psicologiche dei protagonisti che non il thriller, seppure di buon livello in tutto il suo sviluppo. Manca una buona amalgama tra le due anime del film, ma la bravura di Colin Farrell e Noomi Rapace rendono piacevole anche i momenti meno riusciti.
Un killer si innamora di dirimpettaia dal volto sfigurato. Tutto bene fino a quando la ragazza gli dice che lo denuncerà se non uccide l’uomo che la ha ridotta così. Complicazioni e lieto fine. Nell’originale è parlato in inglese, francese, albanese e spagnolo fornendo, anche attraverso le varie lingue, le caratteristiche dei personaggi, la loro collocazione sociale, i loro intricati rapporti. Tutto doppiato in italiano, il dialogo perde assolutamente interesse divenendo, a tratti, perfino soporifero. Il film si divide idealmente in due parti. Nella prima conosciamo i personaggi, c’è lo sviluppo del rapporto tra i protagonisti, sembra quasi di assistere alla preparazione di un film sentimentale, ma così non è, con un secondo tempo in cui l’azione diviene adrenalinica, perfino troppo fracassona e dove quanto detto dai vari personaggi perde quasi completamente di credibilità ed interesse. Ci sono figure quali la mamma Isabelle Huppert a dir poco ridicole: si ha l’impressione che se a scrivere la sceneggiatura fossero stati in più cervelli, probabilmente certe trovate si sarebbero potute evitare. Victor, uomo di fiducia di boss della malavita di newyorkese, viene fatto innamorare e poi ricattato dalla giovane dirimpettaia, sfigurata e in cerca di vendetta. Tra i due nasce forte passione, amore senza limite, che li porterà ad essere protagonisti di una spirale di dolore infinito, ma in cui tra loro nascerà anche il sentimento del perdono. Noomi Rapace, sfigurata nel volto, è una ragazza che il destino ha reso dura, coriacea, votata alla vendetta. Colin Farrell è un ingegnere ungherese che inizialmente è poco chiaro come sia finito in quella violenta banda, ma la sceneggiatura ci spiega che è un bravo ragazzo infiltratosi nell’organizzazione perché anche lui ha subito dolori e vuole vendicarsi. Il film è chiaramente di genere, poco ha di originale, ma funziona più di tanti prodotti nati sotto l’ala hollywoodiana. La scelta di girare nel Queens, zona del Bronx che contrasta con la dorata Manhattan, da alla vicenda una credibilità differente. Non formalizzatevi troppo per la stupidità di certe situazioni.
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