Tra la terra e il cielo, presentato dalla sezione Un Certain Regard del festival di Cannes 2015 e diretto dall’indiano Neerraj Ghaywan, qui al suo esordio nel lungometraggio, ci porta nella città santa di Bènerés, sulle rive del fiume Gange, per seguire le vicende di quattro giovani indiani.
Devi ha accettato di fare l’amore in un alberguccio con il suo primo amante. Quando sono scoperti dalla polizia l’uomo si suicida consentendo al capo degli agenti di ricattare pesantemente Pathak, padre della ragazza, minacciando una denuncia per complicità e relativo scandalo. Il genitore gestisce un banco di oggetti sacri vicino alla spianata su sui divampano le pire che bruciano i cadaveri. Fra gli addetti a questo triste compito c’è anche Jhonta che studia da ingegnere ferroviario nonostante il padre lo voglia al lavoro sui rogni. Grazie a Facebook conosce e s’innamora di una giovane appartenente a una casta superiore, ma lei muore in un incidente stradale. I due giovani, rimasti soli, s’incontreranno sulle rive del fiume, iniziando - forse - una nuova vita meno triste di quella che hanno vissuto sino ad allora. Il film traccia un ritratto terribile della condizione delle donne in una società ancora segnata dalla divisioni di casta e disegna in modo quasi documentaristico l’inferno in cui sono costretti a vivere i bruciatori di cadaveri. Un film decisamente interessante anche appare scarsamente sviluppato l’intento di mettere in luce le contraddizioni fra il permanere di costumi ancestrali e la tensione tecnologica dell’India moderna.