Outing - Fidanzati Per Sbaglio è il secondo film di Matteo Vicino da lui stesso scritto, diretto e montato; una storiella di base poco credibile per tentare di narrare temi difficili come l’omosessualità, il disagio della provincia, l’impossibilità dei giovani di emergere, la delinquenza come modo di vivere e di sopravvivere, la politica delle bustarelle. Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca con spirito e autoironia interpretano l’eterno fallito e l’amico che sogna di fare lo stilista: per accedere ai fondi che la regione Puglia destina ai giovani imprenditori, devono fingersi omosessuali.
Uno spunto serio trasformato in una commedia ridanciana. Massimo Ghini, direttore di un quotidiano, ruba la scena ai protagonisti vestendo i panni del gay non dichiarato. In parallelo un percorso nel sociale che poteva fare sperare in qualcosa di più. Aveva iniziato come tanti giovani con velleità artistiche quale animatore e comico, ma si era quasi subito impegnato in lavori rivolti agli adolescenti collaborando con la Polizia Stradale, il Ministero dell'Interno e il Ministero dell'Istruzione in qualità di educatore. Da questa esperienza era nato il progetto Young Europe da cui aveva tratto nel 2012 il film omonimo. Non sappiamo se per causa dei finanziatori o per una certa sua insicurezza, ma quando ha scritto la sceneggiatura, ha inserito troppe scene ruffiane in grado di accogliere il gradimento di un pubblico da cinepanettoni. Ci sono gay descritti come macchiette, travestiti proposti in maniera a dir poco offensiva, mentre il modo delle bustarelle è raccontato in maniera semplicistica, così come la descrizione della malavita in giacca e cravatta. C’è la creatrice d’immagine, fidanzata dello stilista che lo costringe a fare i lavori di casa, il disoccupato che invita a cena la sua ragazza in squallido locale da kebab facendo finta che sia un locale di tendenza, il serioso direttore di un quotidiano locale che per confessare la sua omosessualità si mette il rossetto, gli stilisti milanesi che ricordano Dolce & Gabbana con tanto di protetto incapace ma molto efebico. A tutto questo si aggiunge l’unico personaggio che appare come serio, una cronista d’assalto che vuole debellare la malavita e si paragona a Ilaria Alpi, ma che, al momento opportuno e per amore, concorda col cattivissimo un’onorevole e generosa ricompensa per chiudere occhi e bocca. E’ un periodo, forse per moda o per mancanza di fantasia, che ci sono fin troppe commedie italiane che parlano di gay e di malavita perbene. Alcuni autori, forse lo stesso Matteo Vicino, hanno inizialmente intenzioni serie, ma il risultato finale difficilmente lo conferma. Si può non vedere. Meglio, è raccomandato per chi al cinema vuole solo ridere in maniera qualunquista su temi seri, difficili, gravi.