Non capiamo perché, nei titoli di coda del film, ci sia l’infelice dicitura Casting per Calabria e l’Italia che suona tanto come uno svarione razzistico. Eppure il regista è nato in provincia di Cosenza e questa, assieme al comune, ha fatto parte tangibilmente della produzione, oltretutto con location realizzate in zona.
Girato nel 2015, arriva ora su pochi schermi e baciato non certo da un grande successo al box office. Del resto Massimo Scaglione – qui regista, soggettista, sceneggiatore, scenografo e quant’altro – in precedenza aveva realizzato un paio di lungometraggi sfuggiti ai più proprio per la difficoltà di trovare una buona circuitazione. La moglie del sarto con Maria Grazia Cucinotta - uscito nel 2014 anche questo con un certo ritardo dalla data di fine lavorazione – raccontava di una bella donna delle Eolie che si trasferisce in Calabria al seguito del marito sarto e che alla sua morte lotta sia per essere accettata sia per proseguire nell’attività dell'uomo. Il suo lungometraggio del debutto - Angeli a Sud (1991) ambientato ad Acri dove è nato – forse è l’unico che sia stato visto da più persone anche perché concorreva per il David di Donatello: ma anche questo titolo risulta essere poco interessante. Nonostante la scarsa qualità, anche tecnica (basta vedere in questa occasione le ombre nelle prime scene con Tony Sperandeo) e il livello non eccelso di regia e sceneggiatura, questo cineasta continua ad essere agevolato sia dalla natia Calabria che dal MIBACT (in questa occasione anche dalla Regione Lazio e dal comune capitolino di cui è stato responsabile dell’Archivio Audiovisivi e l'ufficio Immagine e Comunicazione). Purtroppo, non si notano miglioramenti sia nella sua capacità di sceneggiatore sia nella regia (per gli altri ruoli da lui coperti meglio evitare ulteriori parole) e si ha la conferma che nessuno lo convincerà mai a farsi affiancare da persone più valide per tentare di evitare opere come questa, piene di buone intenzioni ma nettamente superiori, anche come contenuti, alle sue capacità. Palazzinari, politici, Chiesa e quant’altro si muovono sullo sfondo degli anni ’70, in un film mai risolto che vorrebbe essere di denuncia ma che racconta storie drammatiche in maniera infantile attraverso tutti i luoghi comuni possibili. Sicuramente lui questa realtà l'ha conosciuta, ma questo non basta per metterlo in condizioni di denunciarla. Neppure l’utilizzo di un buon materiale di archivio, riveniente dalle sue esperienze presso il Comune di Roma, riesce ad aumentare l’interesse. Da parecchio si parla di un working in progress dal titolo In viaggio con l'indiano e la pensionata, ma si conosce poco sia della storia che delle sue effettive possibilità di essere realizzato. Se ancora in tempo, sarebbe meglio cercasse di non interpretare tutte le figure più determinanti nella realizzazione di un film e condividesse con altri questa sua quarta avventura. Tony Sperandeo caratterizza epidermicamente l’esteriorità del uomo del Sud che conquista Roma a forze di mazzette, Matteo Branciamore (35 anni, presentato all’inizio come uno studente universitario) è il figlio che velocemente dimentica le sue tendenze spirituali per sostituire a capo del Impero del malaffare il padre deceduto, Nathalie Caldonazzo è assolutamente fuori parte nel ruolo della madre del giovane palazzinaro gravemente ammalata per gran parte del film. Nel cast, altro nome da dimenticare Giovanni Masiero assolutamente non credibile come architetto: non ci si improvvisa attori anche per un personaggio piccolo piccolo come quello. I titoli di coda prevedono a rullo un interminabile elenco di nomi ringraziati per mille ragioni: se qualcuno li vuole vedere, magari per capire il vero anno di produzione, deve armarsi di pazienza e tanto tempo. Ex grossista del’edilizia si trasferisce dal Sud a Roma dove diventa un potente palazzinaro. Sponsorizza tutto e tutti, corrompe politici, funzionari della pubblica amministrazione, è presente in loschi affari della Chiesa. Ambizioso e senza scrupoli, vorrebbe che il figlio proseguisse nella sua attività illecita ma il giovane è un idealista che, quando il padre si ammala e poi muore, tacita la coscienza e diviene più potente di lui. Eredita dal padre anche la giovane mantenuta che lo rende padre e che lui sposa. Mille disavventure e un finale più che prevedibile.