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Una volta nella vita Una volta nella vita  Hot

Una volta nella vita

Cast, Crew, Infos - Cinema

Titolo originale
Les Héritiers
Sceneggiatura
Marie-Castille Mention-Schaar, Ahmed Dramé tratto dal libro Una volta nella vita di Ahmed Dramé e Sophie Blandinières pubblicato in Italia da Vallardi Editore - collana Personaggi – 2016 – pagg. 146 – Euro 13,90.
Interpreti
Ariane Ascaride, Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Mnich, Stéphane Bak, Wendy Nieto, Aïmen Derriachi, Mohamed Seddiki, Naomi Amarger, Alicia Dadoun, Adrien Hurdubae, Raky Sall, Amine Lansar, Koro Dramé, Xavier Maly.
Nazionalità
Anno
Durata
105

Una volta nella vita  è un film imperfetto ma bello che, racconta come pochi il disagio della banlieue parigina e delle difficoltà di convivere di varie etnie dissimili e in contrasto per cultura, modo di raffrontarsi col mondo e religione. Si svolge quasi completamente all'interno di un Liceo di Créteil dedicato a Léon Blum (1872 – 1950), uomo politico di sinistra che ha cambiato completamente la politica francese col rifiuto all'adesione dei socialisti alla Terza Internazionale comunista nel 1920 e per essere stato il presidente del Consiglio del Fronte Popolare nel 1936.

La scuola è posta nella periferia sud est della capitale francese e il film racconta di una seconda classe delle Superiori frequentata da sedicenni emarginati dalla società per causa propria e delle istituzioni, giovani preda di una vita senza prospettive in cui l’unica certezza è l’incertezza. La realtà parla di una prima classe che, nel 2009, aveva partecipato e vinto il Concorso nazionale della Resistenza e della Deportazione dimostrando che non esistono ragazzi bravi o cattivi e che la forza del gruppo può trascinare anche i meno dotati se solo forniti degli input utili a far sì che anche per gli emarginati si possano integrare nel tessuto sociale. Un tema che porta a giudicare positivamente un’opera malgrado la regia non disdegni alcune scorciatoie che soddisfano, forse, il grande pubblico ma risultano poco efficaci nello sviluppo narrativo di una storia veramente bella. Una professoressa contro tutti, una donna che combatte coi colleghi, coi ragazzi, con se stessa per riuscire a portare avanti un sogno, da molti considerato un’utopia, che sublima la sua voglia di essere un insegnante non solo di storia ma anche di vita. La bravura della regista Marie-Castille Mention-Schaar sta nel essere riuscita a creare un ambiente in cui gli interpreti – tra i ragazzi solo sei sono attori professionisti – potessero condividere i temi della sceneggiatura come se fossero vissuti nella loro realtà e non quali interpreti di personaggi. Come dire: la vita che si mescola alla finzione. Girato in maniera cronologica per permettere un’ulteriore maturazione di tutto il cast, è un’opera che non lascia indifferenti perché riesce a rendere partecipi di una realtà poco conosciuta, quella della banlieue parigina, uno scenario dalla grande valenza emotiva. L’inizio è già la firma del film: una ragazza col foulard in capo, appena diplomata e che vorrebbe ritirare l’attestato, non viene accontentata perché si rifiuta di entrare a capo scoperto. Si viene a sapere che nelle scuole francesi le ragazze arabe frequentano le lezioni senza un segnale che identifichi il loro credo religioso. Anche ad una ragazza cattolica viene imposto di nascondere una collanina col crocifisso: la forza di una scuola nella laicità completa, una scelta che deve confrontarsi con situazioni complesse, sempre al limite. E’ un film didascalico, non certo innovativo nella struttura narrativa, ma che merita rispetto ed attenzione per come è riuscito a raccontare, col giusto distacco, un mondo difficile in cui il sospetto può fare marchiare per tutta la vita persone che hanno l’unica colpa di appartenere a religioni non gradite. Questa è una scuola in cui convivono con difficoltà etnie e religioni che creano conflitti sociali. Qui una professoressa in crisi per la morte della madre propone alla sua classe un difficile un lavoro di gruppo basato sullo studio della Shoah e lo fa far partecipare gli alunni a un concorso nazionale di storia dedicato alla Resistenza e alla Deportazione. Dapprima c’è diffidenza, poi la creazione di un tessuto sociale che accomuna, all’interno della classe, cattolici, ebrei, mussulmani apre la strada al dialogo.

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opinioni autore

 
Una volta nella vita 2016-01-29 14:05:33 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    29 Gennaio, 2016
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