Ammore e malavita del Fratelli Manetti è un esempio, riuscito e interessante, di musical all’italiana. Prendendo a piene mani dal genere americano senza dimenticare le incursioni nel cinema d’azione e nella sceneggiata napoletana, i due registi si muovono su un filo sottile, ma molto piacevole che intreccia canzoni, scontri a fuoco, parentesi sentimentali.
Un’infermiera dalla voce incantevole rincontra in ospedale un vecchio amore d’infanzia andato lì per ucciderla in quanto lei è testimone della non morte di un capobastone mafioso che ha deciso di fingere di essere stato ucciso, infilando nella bara un sosia. Il giovanotto, che non ho perso del tutto la coscienza, decise di salvare la ragazza, di cui anche lui è innamorato, e tradire la banda. Apriti cielo: scatta la coalizione di tutta la delinquenza per punire l’infame e la complice. La chiusura è all’insegna del sangue che scorre a fiumi e dei morti contati a decine. Film riuscito e interessante, si è detto, che amalgama piacevolmente musica, colori e interpretazione anche se quest’ultima, a quanto meno da parte di Giampaolo Morelli, ha un che di legnoso. Straordinaria invece la presenza di Carlo Buccirosso che dà prova di essere davvero un grande attore e non una semplice spalla. Una citazione a parte merita l’uso del colore che si muove in equilibrio fra folclore cartolinesco e utilizzo espressivo. Per quanto riguarda le melodie i due registi battono la strada della ritmicità partenopea mescolando sapientemente l’orecchiabilità e il sentimento. L’unica nota stonata appare quella legata all’episodio americano in cui tutto appare forzato ed eccessivamente fasullo.
