Ogni tanto il cinema italiano è in grado di stupirci, e non negativamente. Il trentatreenne barese Marco Renda – esperienza acquisita solo tramite corti e video – e la casertana Elena Margaret Starace – coinvolta nel Gomorra televisivo – hanno saputo creare una favola ambientata ai giorni nostri ma che, per i temi di diversità, bullismo ed incomprensione potrebbe essere ben inserito in un vasto periodo storico.
Questo cineasta è un buon conoscitore e un appassionato del J.R.R. Tolkien de Il signore degli anelli che cita in varie occasioni all’interno di una storia umanamente drammatica. Non a caso, nella lingua creata dallo scrittore inglese di origine sudafricane Edhel significa Elfo, e la ragazzina protagonista della vicenda, quasi come difesa contro un mondo che non la sa amare e capire, vuole credere di essere una Principessa, attesa dal suo popolo al di là di un bosco. Per lei è un sogno, una speranza, una fuga da una realtà che è difficile da sopportare. Produzione low cost realizzata da un regista neofita del lungometraggio nel ruolo di quasi unico responsabile, un’opera che è piena di idee, poesia, speranza ma anche di denuncia ed emozione. Non cerca mai di imitare le atmosfere che abbiamo imparato a conoscere nella saga cinematografica, si limita ad usare elementi narrativi che permettano di fornire credibilità al sogno del giovane bidello della scuola – il quale dedica il suo tempo libero alla creazione di fumetti epici – che per molto tempo è l’unico riferimento esterno che lei ha, una persona che gli permette di scoprire la serenità, che sa darle speranza nel futuro. È vero, c’è anche un istruttore di ippica – amico del padre scomparso prematuramente – che le è vicino, ma non come amico: è un saggio nonno che sostituisce in parte la figura genitoriale ma che non sa comunicare con la psiche (e con le emozioni) della ragazzina. La madre è iperprotettiva e non permette alla figlia di avere esperienze, anche negative, filtra tutto ma, al momento dell’incontro con la cattiveria della vita, lei non è presente e la ragazzina non ha le armi per difendersi. Il film è stato girato in 18 giorni e a Giffoni, dove è stato premiato nella categoria +6. Bravi Mariano Rigillo umano istruttore di equitazione, Roberta Mattei quale madre amorevole ed inadeguata, Gianluca Gobbi (lo abbiamo visto come perfetto Paolo Villaggio in Fabrizio De André – Principe libero) distratto proprietario di fumetteria) e Nicolò Ernesto Alaimo bidello che aiuta la ragazzina ad essere più serena. Edhel è interpretata in maniera più che convincente dalla debuttante Gaia Forte che all'epoca delle riprese aveva poco più di dieci anni. Il regista l’aveva scovata mettendo un annuncio su Facebook. All'epoca aveva sei anni e il progetto è stato fermo fino a quando è riuscito ad avere i fondi necessari. Lei è davvero brava e in seguito ha girato il film di Matteo Rovere Il primo re (2018) su Romolo e Remo, attualmente in post produzione e, sicuramente, sarà presente in futuro anche in altri titoli. Una bambina nata con orecchie a punta affronta il disagio chiudendosi in sé stessa e cercando di evitare qualunque rapporto che non sia strettamente necessario. L’unico posto in cui si sente felice è il maneggio in cui Caronte, il suo cavallo, la aspetta tutti i pomeriggi così come faceva con suo padre prima di morire in un incidente di gara. Vive con la madre Ginevra in un rapporto conflittuale. La donna vuole che la figlia si operi, correggendo quel difetto che la separa da una normalità convenzionale. L’incontro con il bidello fumettista avvicina la ragazzina al mondo del fantasy creando non poche novità.