Unfriended di Levan Gabriadze è il primo film horror totalmente costruito in screencasting, vale a dire facendo coincidere ciò che appare sul grande schermo con quello che si vede sul monitor di un computer. La storia raccontata è abbastanza banale ed è stata usata, con molte variazioni, infinite volte nel cinema horror: una ragazza, spinta al suicidio dai suoi amici che l’anno filmata e messa in rete mentre, ubriaca, sproloquiava e perdeva urina e feci, ritorna e si vendica costringendo i persecutori a suicidarsi, uno a uno.
Il tutto avviene attraverso l’intrusione nella chat su Skype di un interlocutore indesiderato e ineliminabile che si rivelerà essere lo spirito della suicida. L’originalità del film non va cercata, dunque, nella vicenda narrata quanto in questo curioso esperimento di coniugare immagine cinematografica a schermo del computer traendone un racconto formalmente originale, per quanto tematicamente banale. L’esperimento è riuscito e vale il prezzo del biglietto anche se la sostanza della proposta non brilla per originalità. Quest’ultimo dato deve mettere in guardia gli appassionati del genere che non debbono attendersi nulla più che un esperimento originale condotto su una trama abbastanza slabbrata. Poco, ma più che niente.