Amburgo, Germania, 1957, il procuratore generale Fritz Bauer - omosessuale ebreo di orientamento politico socialdemocratico, uscito dal lager dopo aver abiurato alla sua fede politica ed emigrato in Danimarca - si è assegnato l’obiettivo di punire tutti gli ex – nazisti che riesce a scoprire.
Compito immane nella nuova Germania di Konrad Adenauer (1876 – 1967) che ha incorporato negli organi statali, soprattutto nei servizi segreti, con il beneplacito degli Stati Uniti, in piena guerra fredda con l’URSS, migliaia di ex – sostenitori ed esecutori del regime hitleriano. In questo clima il magistrato scopre che Adolf Eichmann, un ex tenente colonnello delle SS, responsabile della deportazione in massa degli ebrei, si nasconde a Buenos Aires. Davanti agli ostacoli frapporresti da parte di magistrati e alti funzionari governativi, decide di contattare il Mossad, il servizio segreto israeliano, esponendosi così al rischio di essere accusato di alto tradimento. Il suo contributo e quello di un suo collaboratore, anch’egli omosessuale, che pagherà duramente la sua scelta, risulterà fondamentale per la cattura e la condanna a morte del criminale di guerra. Un esito che lascia l’amaro in bocca al magistrato, visto che i governi tedesco e israeliano si accordano per non dar luogo all’estradizione in Germania dell’assassino di massa per non compromettere la trattativa in corso per l’acquisto di armi tedesche da parte del governo di Gerusalemme. Lo stato contro Fritz Bauer del quarantatreenne Lars Kraume, un giovane regista distintosi sia nel documentario sia nella produzioni televisive, ripercorre la storia di questo tenace magistrato, già apparso di scorcio in Il labirinto del silenzio (Im Labyrinth des Schweigens) di Giulio Ricciarelli. E’ un film lineare, quasi televisivo, ma ha il grande merito di proseguire il discorso sulla responsabilità del popolo tedesco nella nascita e nello sviluppo del nazismo.