Tommaso è il secondo film diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart – Il primo è stato Anche libero va bene (2006) - e racconta i triboli e ossessioni per il corpo femminile – vede donne nude ovunque – di un attore che spera di arrivare alla regia del primo film.
Se la parte iniziale ha un piacevole taglio ironico, con i dialoghi quasi surreali fra il paziente e lo psicologo, il film subisce una svolta negativa nel finale, in cui l’attore e regista si prende troppo sul serio indicando nel rapporto non risolto con padre e madre l’origine dei suoi guai. Una chiamata di colpevolezza che arriva sino a coinvolgere il ricordo dei genitori in una rovinosa caduta da un albero mentre tentava di distruggere un nido di vermi. È un percorso troppo facile e scarsamente giustificato, sconclusionato pieno di nudi del tutto gratuiti e dallo sviluppo improbabile. Una dato particolarmente negativo è la descrizione delle figure femminili viste come arpie che castrano e opprimono il povero maschio o come ninfette perverse che ne mettono a dura prova la virilità. Un film costruito con brani mal collegati l’uno all’altro che stentano a dare vita a una storia dotata di un minimo di logica narrativa. Una prova che delude le aspettative suscitate dall’opera d’esordio, pecca di troppa presunzione e soffre di un eccesso di materiali.