Pet Sematary è uno dei romanzi più noti di Stephen King che, alla sua uscita nel 1983, divenne subito un best seller. Difficilmente il Re del mondo oscuro ha raggiunto questi livelli nello studio della psicologia dei personaggi, nella resa perfetta di caratteri così bene delineati: sicuramente un romanzo della paura ma dove l’horror è una conseguenza, non il filo conduttore della storia.
Chi lo ha portato sullo schermo ha tradito non poco questo tipo di costruzione, forse limitato dal fatto che 400 intense pagine sono pressoché impossibili da sintetizzare in meno di due ore. Sta di fatto che lo spirito e le atmosfere sono molto diverse impoverendo in maniera notevole l’attento lavoro fatto dallo scrittore. La prima trasposizione era stata Cimitero vivente (Pet Sematary, 1989) della regista televisiva Mary Lambert che aveva puntato tutto sull’horror per realizzare un film discreto a cui purtroppo aveva fatto seguito quel Cimitero vivente 2 (Pet Sematary II, 1992) sempre da lei diretto con risultati a dir poco devastanti. In mancanza di idee, la Paramount ha affidato una nuova rilettura cinematografica del romanzo a Kevin Kölsch e Dennis Widmyer che assieme avevano già firmato un paio di mediocri thriller con atmosfere horror. La major impone un minimo di stile narrativo e rifugge dal trash, ma non lo evita completamente. Ne deriva un film in cui epidermicamente si presenta la psicologia dei personaggi, fallendo, soprattutto nella costruzione del dramma del protagonista, in realtà basandosi quasi unicamente su effetti vari che dovrebbero creare paura. Forse per una certa abitudine a questi cosiddetti momenti di terrore si guarda il film senza una grande tensione e, a tratti, sbadigliando. Discreti gli interpreti, ma limitati da una sceneggiatura in cui gli ‘umani’ hanno poco spazio. Un medico di Boston, stanco della vita caotica della città, si trasferisce con la moglie e i due figli in una casa di campagna apparentemente bella ed accogliente: ma ben presto scoprono che nei pressi della villetta è ospitato un inquietante cimitero di animali dall’aspetto poco rassicurante. Dopo la tragica perdita di un gatto, compagno dei momenti più belli della figlia, l’uomo – sperando che certe leggende siano vere - lo seppellisce nel misterioso luogo in cui ogni cosa si trasforma in un incubo.