Manchester by the sea, da non confondere con la quasi omonima città inglese, è un comune degli Stati Uniti che fa parte della contea di Essex, in Massachusetts. Una cittadina di poco più di 5 mila abitanti dove è nato e ha vissuto a lungo Lee Chandler. Se n’è andato dopo un incendio, di cui si considera responsabile, che ha ucciso le sue due figlie.
Ora vive a Boston, conduce una vita modesta, fa il tuttofare per l’amministratore di alcuni caseggiati e abita in un monolocale seminterrato e triste. La morte del fratello Joe lo costringe a ritornare a nella cittadina d’origine per assumere la tutela del nipote secondo le istruzioni contenute nel testamento del morto. E’ un’immersione in un tragico passato simboleggiato dall’ex moglie, ora riaccasatasi con un altro e madre di un nuovo bimbo, nonché con alcune ragazze e ragazzi che, per quanto non molto distanti da lui d’età, rappresentano un mondo del tutto nuovo. Il regista, sceneggiatore e drammaturgo Kenneth Lonergan, qui alla sua terza direzione, realizza un film che è a un tempo un profondo ritratto psicologico e il quadro di un’America in cui nulla esiste al di fuori dei confini del borgo. In questo senso hanno un valore simbolico i dialoghi fra il possibile tutore e il nipote, conversazioni in cui anche il trasferimento nella vicina Boston, meno di un’ora di macchina, è concepito come un vero sradicamento. Questo nonostante il finale accomodante in cui tutte le tessere sembrano trovare un loro posto e la riconciliazione coinvolge tutti i personaggi. In altre parole è uno di quei film densi di significati da scoprire con attenzione e pazienza.