Scorrendo velocemente la trama il film, diretto da quel Judd Apatow che ha saputo rileggere la commedia classica, potrebbe essere confuso per una storia scacciapensieri. Non è così. Un disastro di ragazza fa sorridere e ridere molto, ma su temi sicuramente meno leggeri di quello che vorrebbero apparire.
Per capire che siamo di fronte ad un film politicamente scorretto basterà ascoltare il serio discorso fatto dal padre alle due figliolette sull’impossibilità che possa esistere un rapporto monogamo felice. Le ragazze vengono condizionate e imposteranno la vita su quel saggio consiglio: una divertendosi e nulla più, l’altra rifiutando una vita frivola. Il film vive, oltreché per la regia, della presenza di Amy Schumer non conosciutissima in Italia ma che negli Usa ha grande popolarità. E’ una i quelle figure ibride che hanno trovato popolarità lavorando contemporaneamente sulla rete e in televisione, creandosi un fitto bacino di fan. La sua comicità, non è raffinatissima e, per certi versi, ricorda quella del Ted di Seth MacFarlane: è sconcia, diretta, colpisce allo stomaco, diverte ma crea anche una violenta amarezza. L’attrice ha scritto questa sceneggiatura nel 2012, opzionata l’anno dopo dalla Universal quando la seconda stagione di Inside Amy Schumer sul network Comedy Central era stata appena confermata. Attraverso sketch comedy di grande presa, la sceneggiatrice dimostra capacità di grande improvvisatrice. Apparentemente in tono scherzoso tratta di politica, sessualità, tradimento e famiglia utilizzando un linguaggio pesante ed efficace che non lascia certo indifferenti. Esclusa per un piccolo ruolo in Cercasi amore per la fine del mondo (Seeking a Friend for the End of the World, 2012), questo è il suo debutto di attrice sul grande schermo, e sicuramente convince. La scrittrice ha dovuto convivere con la sua invasiva presenza di interprete e di sceneggiatrice ma, a parte alcune cadute di ritmo, prevedibili in un film di oltre due ore, è riuscita a portare a casa un testo quantomeno piacevole. Da piccola il padre ha ripetuto alla piccola Amy – il personaggio è autobiografico e per questo l’attrice e sceneggiatrice ha mantenuto lo stesso nome - che la monogamia non è affatto un concetto realistico. Cresciuta e diventata redattrice in una rivista di tendenza, lei vive secondo quel credo pensando di godersi una vita disinibita e libera da soffocanti e noiosi obblighi affettivi, cambiando amante ogni notte, ma così facendo si ritrova intrappolata in un groviglio emotivo che la rende infelice. Quando comincia ad innamorarsi del soggetto di un suo articolo, un affascinante medico sportivo di successo, comincia a chiedersi se questa apparente felicità non sia un trucco creato dai suoi vari uomini per vendicarsi.