Pio Amato è un quattordicenne, membro di una particolare comunità rom, detta A Ciambra, stanziata in un fatiscente villaggio calabrese vicino a Gioia Tauro. Non è mai andato a scuola, fuma e beve, non sa né leggere né scrivere, ma si appresta ad approdare nell’età adulta imparando dal padre e dal fratello maggiore Cosimo a rubare auto, svaligiare appartamenti e trafficando in pezzi di ricambio.
Jonas Carpignano è un registra trentatreenne italo – americano (il padre era italiano, la madre una nera statunitense) che ha tratto questo film dilatando due suoi cortometraggi molto apprezzati da Martin Scorsese, che qui compare come produttore esecutivo, e confermando la sua vocazione documentaristica. Il film è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes ove stato coronato con il premio Europa Cinema Label. La storia segue la maturazione, se così si può dire, di questo giovane dall’adolescenza all’ingresso nel mondo adulto, una passaggio segnato dalla rottura e il tradimento del nero con cui ha stretto un’amicizia che sembrava solida, anche se gli immigrati di colore per i rom sono tutti marocchini. Quest’ingresso nell’età adulta è seguito dal regista come un passaggio vitale con caratteristiche del tutto normali. E’ questo il pregio maggiore del film e del regista che non esprime alcuna valutazione sulla vita di questi ladri per tradizione e necessità. Un film originale nella confezione – i dialoghi sono in linguaggio rom con sottotitoli – e nella mobilità intelligente della macchina da presa. Un punto di forza è nell’amicizia con la gente di colore: due miserie che si uniscono in una difficilissima lotta per la sopravvivenza.