Cinepanettone statunitense, studiato a tavolino per sbancare il ricco botteghino delle Festività di fine anno, diretto dallo sceneggiatore e regista John Hamburg è sempre eccessivo, sopra le righe nel tentativo di far ridere. Il regista è specializzato nei rapporti generazionali, soprattutto padri e figli, e ha scritto alcuni dei più importanti titoli di questo sottogenere della commedia.
Ti presento i miei (Meet the Parents, 2000), Zoolander (2001), Mi presenti i tuoi? (Meet the Fockers, 2004), …e alla fine arriva Polly (Along Came Polly, 2004) portano tutti la sua firma e hanno come protagonista Ben Stiller: tra i due c’è un ottimo rapporto di amicizia e reciproca fiducia tanto che anche in questa occasione l’attore è vicino a al cineasta come produttore. La sua esperienza poteva far sperare in un trionfo, ma il pubblico ha accolto in maniera particolarmente tiepida questo prodotto, né più brutto né più bello di tanti altri, un testo che fa la sua bandiera del luogo comune. Per essere à la page utilizza un linguaggio abbastanza scurrile con situazioni volgarotte e scene di nudo innocenti ma fuori posto in un prodotto che voleva essere per tutti. Il protagonista ha il corpo interamente tatuato, vive da sbruffone la sua ricchezza, si attornia di personaggi quasi impresentabili. Bacia sulla bocca la futura suocera, ad amanti della cucina tradizionale propone solo piatti salutisti e così via, per costruire sempre più lo scontro tra i due contendenti, chi difende la propria bambina e chi la vorrebbe sposare. In una società apparentemente permissiva, il sogno del giovane è di avere per moglie la giovane, e lo vuol fare in maniera classica con tanto di benedizione del futuro suocero che, ovviamente, la pensa in maniera differente. I loro modi d’intendere la vita sono presentati con notevole banalità. E' ricco e cafone, ha fatto i miliardi con l’informatica nella Sylicon Valley, deride la società, non si sa adeguare e che guarda gli altri come il padrone del mondo. Una delle sue tante mosse sbagliate è di comperare l’azienda dell’uomo più anziano forse credendo di fargli un piacere – un’impresa molto tradizionale, se vogliamo, un po’ superata – ma dimostrandogli che gli sforzi di suoi trenta e più anni di lavoro possono essere vanificati in pochi minuti. L’altro incapace di pensare davvero alla felicità della figlia, si avventa contro il suo avversario con la speranza di vincere una battaglia persa sin dall’inizio, visto che la famiglia gli è contraria. Per quasi due ore, ripetendo alcune situazioni con la sensazione di volere allungare a dismisura il brodo, il film offre scarse le occasioni per ridere e, quando capita, si tratta di situazioni scontate che fanno scattare la risata meccanicamente e nulla lasciano allo spettatore. James Franco si fa prendere la mano e gigioneggia in maniera a tratti esasperante: il bravo ragazzo dai modi non certo raffinati alla fine diviene solo un genero scurrile ed inadeguato che nessun suocero vorrebbe per la propria figlia. L’esperto Bryan Cranston è anche lui fuori parte, con un viso mono espressivo, sempre virato verso il disappunto e disagio. Gli altri sono ancora peggio. Un padre adorabile ed iperprotettivo, decide di trascorrere le vacanze di Natale in California per andare a trovare sua figlia che si è trasferita a Stanford e che, probabilmente, vive con un uomo che è apparso nudo in una video chat con la ragazza. Il genitore la raggiunge assieme alla famiglia e ha conferma della convivenza con un ragazzo, forse gentile ma socialmente impresentabile, miliardario e sbruffone. Il suocero, che incarna i valori più tradizionali degli Stati Uniti, si sente totalmente a disagio nel sofisticato mondo tecnologico del giovane e va nel panico quando si rende conto che lui vuole sposare sua figlia.
