Quando nel cast, e per di più quale protagonista, compare il nome della brava Kate Winslet, le aspettative sono sicuramente notevoli. Attrice a suo agio in svariati ruoli, ha sempre fornito buone prove, anche da Oscar. Purtroppo, questa volta si è fatta coinvolgere in un’avventura non riuscita, in un dramma manierato e, a tratti, stucchevole e che anche lei non riesce a trasformare in un’opera interessante.
Ad essere fuori ruolo non è l’unica perché nei panni della madre c’è Judy Davis, interprete raffinata prediletta dai grandi registi. Nessuna delle due riesce a farci superare l’impasse con un film troppo lungo, che cerca, attraverso all’ambientazione nel 1951 - oltre ai flash back che ci riportano ancora a trent’anni prima e l’utilizzo di splendidi costumi realizzati da Marion Boyce e dalla sarta di fiducia della Winslet Margot Wilson – di far accettare i non pochi qualunquismi di una storia che mai decide realmente se andare verso il dramma o tentare approcci da commedia sentimentale. L’australiana Jocelyn Moorhouse, dopo un lasso di 18 anni dal suo ultimo film – il drammone Segreti (A Thousand Acres, 1997) – torna dietro la macchina da presa con un progetto tutto al femminile tratto dall’omonimo romanzo di Rosalie Ham, sessantenne australiana più a suo agio nei racconti brevi. Anche nella pagina stampata coesistevano varie anime che difficilmente si legavano le une alle altre. Amore, odio, perdono, vendetta, eleganza, rozzezza sono difficili da far coesistere in un’unica vicenda, soprattutto se portata sullo schermo da una regista nota più per essere la moglie di P.J. Hogan – autore delle Le nozze di Muriel (Muriel's Wedding, 1994) – che per particolari meriti artistici. In Patria ha ottenuto un certo successo, ma il mercato internazionale non ha accolto questo film con entusiasmo. Australia, stato di Victoria, 1951. Tilly Dunnage è una bella donna che, dopo aver trascorso molti anni in Europa, torna nella sua piccola città natale da cui era stata cacciata perché accusata di avere ucciso un suo coetaneo e, per questo, considerata maledetta. La madre le aveva insegnato a cucire e lei si è fatta apprezzare dalle più importanti case di moda parigine e non. Rimette piede in quel paesino polveroso e privo di fascino forse per aiutare la madre che tutti considerano pazza o, forse, per vendicarsi con chi l’aveva condannata senza permetterle una difesa o, forse, per l’amore di un coetaneo ora diventato un bellissimo ragazzo. Grazie alla sua professionalità e alla bravura maturata con anni di esperienza sartoriale, riuscirà a trasmettere alle donne del paesetto il suo incredibile senso del bello e dello stile. Lo fa per ridicolizzarle, metterle una contro l’altra, vendicarsi dei suoi detrattori. Finale melò.