Il piccolo miracolo costruito da I Wonder Pictures prosegue sottovoce ma con grande capacità, proponendo titoli molto interessanti che probabilmente, senza il loro intervento, resterebbero bell’oblio più assoluto seguendo la logica del guadagno ad ogni costo che privilegia titoli sicuri – normalmente opere che danno poche emozioni – a testi che potrebbero far provare un rinnovato amore per il cinema.
Questa azienda è un distributore indipendente (e mai questo termine è stato meglio usato) che predilige la qualità sopra ogni altra cosa, vive e lavora dal 2013 nella dotta Bologna grazie all’appoggio illuminato di un’assicurazione e al Biografilm Festival. Fino ad ora, proposte di assoluto interesse che hanno aiutato a riappropriarsi di un mondo lontano dall’industria cinematografica – intesa come fabbrica di prodotti, non di sogni – che a gennaio sarà ulteriormente arricchito dal vincitore del Sundance Festival Life, animated (2016) realizzato da Roger Ross Williams raggruppando animazione, documentario, fiction in un film di grande vis drammatica. Le stagioni di Louise è un piacere per gli occhi, per il cuore, per l’anima. Parla di anziani e delle loro capacità di reagire alle difficoltà della vita, dell’apparente cortesia del mondo che si riduce a cordialità di facciata, a figli che non si accorgono dell’assenza della madre o che quantomeno ad essa non danno importanza. L’unione della solitudine della donna e di un anziano cane crea una specie di coppia in cui ognuno bada all’altro quasi per timore di dovere di nuovo affrontare la vita senza nessuno al fianco. Emoziona, commuove, rimette in pace con il mondo dell’animazione che, col continuo proporre mega produzioni in cui contano più gli effetti visivi e sonori che non la storia, ha fatto dimenticare la magia che per tanti anni ne era stata specifica caratteristica. E’ un’opera destinata alla vita sacrificata dei Festival in cui viene glorificato, ma che non è la strada sicura per potere essere proposto in circuiti commerciali (il film, per ora, era uscito solo in pochi locali francesi). Splendida Piera Degli Esposti, grande attrice che non finisce di darci emozioni, quale interprete (non doppiatrice, sarebbe troppo limitativo) di questa signora un po’ distratta che trova una nuova ragione di vita nel dovere risolvere situazioni che nella sua esistenza serenamente borghese mai aveva dovuto affrontare. Jean-François Laguionie ha un’attività ultracinquantennale ed è considerato un maestro dell’immagine, un perfezionista che segue direttamente la creazione dei fondali - autentici quadri di rara bellezza in cui è difficile non apprezzare le sue capacità pittoriche – e che realizza un film solo quando ha qualcosa da dire e, ovviamente, trova i finanziatori. Docente, vero punto di riferimento per colleghi (ha tenuto a battesimo molti autori tra cui alcuni da anni trasferitisi oltreoceano) ha diretto diversi cortometraggi, compreso il bellissimo e molto noto A remi attraverso l'Atlantico (La Traversée de l'Atlantique à la rame, 1978), 24 minuti di autentica poesia. Questo film è il suo quinto lungometraggio (senza titoli dura circa un’ora) e nell’edizione originale la voce del cane parlante è sua. Colori pastello, musiche suadenti che si amalgamano ai suoni della Natura, la bellezza di un racconto senza fretta in cui immergersi in maniera completa. Alla fine dell'estate, l'ultimo treno della stagione parte da Biligen ed il suo mare lasciando dietro di sé una dolce anziana che lo perde per un soffio. La città è ormai deserta e si trova completamente sola, fatta eccezione per un cane parlante che incontrerà dopo settimane trascorse in solitudine. In un contesto che si fa sempre più surreale, torna a rivivere la sua infanzia e i momenti più significativi della sua vita, rileggendoli con l’esperienza maturata nel corso di un’intera esistenza.