Parlami di Te (Un Homme Pressé) diretto Hervé Mimran, al suo secondo lungometraggio come regista, è l'adattamento cinematografico del libro J'étais un homme pressé: AVC, un grand patron témoigne di Christian Streiff, ex manager della Peugeot, di Airbus e del gruppo PSA, autobiografia nel quale racconta la sua malattia e la lenta convalescenza.
Anche il protagonista del film, interpretato magistralmente da Fabrice Lucchini, è un grande manager sempre sotto pressione, tutto dedito al lavoro e per nulla alla famiglia e agli affetti che, colpito da un ictus, quando si risveglia in ospedale, fatica ad accettare la sua nuova condizione di malato. Il film è la storia di un percorso di rinascita, reso più difficile in questo caso dal soggetto, quanto mai antipatico e egocentrico che prima del malore, ha nella parola, il suo punto di forza nell’esercitare il proprio potere verso i sottoposti. Il regista punta moltissimo sul linguaggio, per dare sostanza al tema di fondo della pellicola: la fragilità dell’essere umano, la cui esistenza può cambiare repentinamente e l’interprete lo aiuta offrendo allo spettatore un vero saggio di bravura: il suo Alain è convinto di pronunciare bene le parole, non si rende conto che invece le storpia e straparla. In questo percorso di recupero in cui non mancano situazioni anche comiche ed ironiche, lo aiuteranno la giovane logopedista, interpretata da una sempre bella Laila Bekhti e la figlia, interpretata da Rebecca Marder, che suo malgrado sarà costretta a riscoprire, quasi in una sorta di pellegrinaggio verso la meta della guarigione, una nuova figura paterna. È la tipica commedia francese, ben costruita e ben diretta, che usa un tema, non certo nuovo, come la malattia e la menomazione fisica. Come non pensare alla commedia del 2012, Amour di Michael Haneke, dagli esiti ben più tragici ed impietosi, per restituire, senza troppe psicologie ed una prospettiva di fondo positiva, uno spaccato di vita comune, dove i protagonisti si aiutano a sopravvivere, anche grazie all’ironia, in un ambiente dove regnano l'egoismo e cinismo. Un film piacevole, nella sua malinconia di fondo, ben radicato nella realtà della società di oggi.