Film costato meno di due milioni di dollari e che ne ha incassato in un mese più di sessanta, è un progetto voluto dai cristiani – soprattutto legati a pastori noti negli Usa - per portare sullo schermo una vicenda realmente accaduta e che aveva fatto un certo scalpore. God's Not Dead è stato visto molto, ma da un particolare pubblico, quello degli studenti oppure da persone molto vicine alla religione.
E’ un prodotto mediocre, a tratti difficile da sopportare, poco amato dalla critica indipendente e dagli spettatori non schierati a favore di un Credo assoluto. Ciò che conta non è la qualità, tanto che è stato realizzato negli Stati Uniti, sempre con lo stesso gruppo di finanziatori e con la stessa regia, un seguito che uscirà il primo di aprile. Curiosità ulteriore, questo è il remake di God Is Not Dead! (2013) sempre realizzato dal quarantenne Harold Cronk e che ha avuto pochissima visibilità internazionale. La contestata opera giunge sui nostri schermi con due anni di ritardo – era stata realizzata nel 2014 – grazie ad un distributore indipendente, Dominus Production, che ha avuto il coraggio di realizzare un discreto doppiaggio e che lo propone in un buon numero di città: da notare che anche questa entità fa del Credo religioso una delle sue missioni. Ispirato al libro scritto da Rice Broocks, racconta di un docente universitario di filosofia, ateo convinto, che imponeva ai suoi studenti di suffragare la sua tesi che Dio non esiste e che tutte le religioni sono basate su superstizioni che molti accettano come dogmi. Tutti, onde evitare di avere problemi ma anche perché non illuminati dalla certezza che effettivamente l’entità suprema esistesse, accettano questa imposizione, tranne uno. Sarà questo giovane, con un Credo senza dubbi, ad accettare la sfida del professore che gli impone di controbattere le sue tesi, il tutto davanti ad una giuria inappellabile costituita da tutti i suoi allievi. Il suo coraggio fa in modo di convincere altri a mostrare una religiosità che avevano paura di evidenziare. Il problema del film è che la scelta narrativa è legata al melodramma e che è molto difficile proporre scontri intellettuali senza distruggere l’interesse dello spettatore. Il giovane costringe il filosofo ad uscire allo scoperto, a confessare la vera ragione per cui odia Dio che, nello stesso tempo, dice non esistere. Interpretato dai poco validi Shane Harper e Kevin Sorbo, dura quasi due ore.