La-bas (Laggiù) di Guido Lombardi (1975), un esordiente che ha alle spalle due premi Solinas per la sceneggiatura prende spunto da un fatto di cronaca nera. Il 18 settembre 2008 un gruppo di fuoco, facente riferimento a Giuseppe Setola, capo degli scissionisti del Clan dei Casalesi, uccise, in due diverse azioni, Antonio Caliento, responsabile di una sala giochi di Baia Verde, affiliato ai camorristi del gruppo avverso, e sei immigrati africani che si trovavano casualmente presso la sartoria Ob Ob exotic fashions a Varcaturo. Il gravissimo crimine causò, il giorno dopo, una rivolta degli immigrati presenti nella zona, impegnati soprattutto nella raccolta di ortaggi, che reclamavano sicurezza e giustizia.
Il film arriva alla ricostruzione di questo terribile massacro attraverso la storia del giovane Yssouf, un nigeriano arrivato clandestinamente in Italia chiamato da uno zio, potente boss della malavita africana e ricco trafficante di droga. Il ragazzo sogna di diventare un famoso scultore, ma è costretto a fare i conti con la brutalità del mondo malavitoso e la violenza che accompagna i traffici di cui si nutre. E’ un percorso dall’innocenza all’inferno che si chiude con la forzata riconciliazione con quella parte dell’immigrazione africana che paga un durissimo prezzo, in termini di sfruttamento e condizioni di vita, al permanere entro i binari della legalità. Il film ha toni che oscillano fra il documento sociologico e il melodramma, quest’ultimo con snodi abbastanza prevedibili, approdando a un prodotto professionalmente d’ottimo livello e politicamente encomiabile.