Grégory Levasseur è uno sceneggiatore che ha scritto horror di buon livello quali Le colline hanno gli occhi (The Hills Have Eye, 2006), -2 Livello del terrore (P2, 2007), Riflessi di paura (Mirrors, 2008) e Maniac (2012) quest’ultimo mai giunto sui nostri schermi. Debutta alla regia con La Piramide di cui, stranamente, non è responsabile dello script e subito si capisce che non sente quanto pensato dai suoi colleghi.
L’ultima tomba profanata nel 1922 è quella di Tutankhamon e tante morti accolsero i coraggiosi studiosi che avevano partecipato alla ricerca archeologica, ma non erano certi i primi a cui accadeva di incappare nella maledizione dei Faraoni. Senza fantasia o un minimo di originalità, il film prosegue nell’infinita serie di prodotti banali che da sempre raccontano questa leggenda. Si sceglie il taglio pseudo documentaristico con forsennati movimenti di macchina - ma Rec (2007) era un’altra cosa - l’uso di effetti dozzinali con lampi di luce accompagnati da crolli di muri di cartapesta. Su tutto, ovviamente, con sottofondo una colonna fatta di urla varie e musica, diciamo così, d’atmosfera. La novità, se tale può essere considerata, è legata alla Piramide scoperta che ha solo tre lati, ma il resto è solo una fotocopia sbiadita di tanti altri film già visti. Il regista Probabilmente il regista aveva a disposizione un budget non elevato per cui ha cercato di sfruttare al massimo il fascino della sabbia e di questo tipo di costruzioni che tuttora dividono nelle interpretazioni studiosi di tutto il mondo, soprattutto nel paragonarle a quelle che furono costruite in Messico. Tuttavia qui manca l’esperienza e un cast tecnico di elevata qualità. Gli attori hanno esperienze prevalentemente televisive e non riescono mai, ma proprio mai, a rendere credibili i loro personaggi. In vari momenti la vicenda cade vittima di una certa monotonia, con il consueto gioco al massacro e l'eliminazione progressiva dei poveretti che hanno osato sfidare i Faraoni. Per il resto, la brevità del film permette di non arrabbiarsi più di tanto. Nel agosto 2013 un gruppo di archeologici americani scopre una piramide sepolta nella sabbia del deserto, arriva una troupe di documentaristi per filmare la grande scoperta di una struttura che è molto particolare, essendo di soli tre lati invece dei consueti quattro. Il capo della spedizione e la figlia vorrebbero entrarci così come la documentarista accompagnata dal cameraman e dagli altri della spedizione. I piani per il documentario e l'esplorazione della piramide vengono travolti dall'ordine che arriva dal governo egiziano che, causa l'aggravarsi dei disordini nel paese, impone loro di andare via. A questo punto per l’esplorazione si utilizza un sofisticato robottino che perde il contatto e allora, nonostante un militare egiziano che spinge affinché gli esploratori vadano a prendere l'aereo, il gruppo si inoltra nella piramide per recuperare questo giocattolo che costa tre milioni di dollari. Vanno dentro tutti, si smarriscono nei vari cunicoli e, ben presto, si accorgono di non essere soli.