Open Grave è l’occasione per il regista spagnolo Gonzalo Lopez-Gallego di ripresentarsi al pubblico internazionale dopo il poco convincente Apollo 18 (2011). Messosi in luce con il buon King of the Hill (El rey de la montaña, 2008), si è ormai definitivamente trasferito all’ombra di Hollywood dove ha già in cantiere due film, The Man on Carrion Road e Inertia. Il film ha un budget da prodotto indipendente ed è girato nelle belle foreste ungheresi che donano una location bella e convincente a costi molto bassi. Non solo, le decine di comparse usate unicamente come cadaveri in decomposizione hanno inciso sui costi per cinquanta – cento euro ciascuno, costi almeno dieci volte inferiori a quelli americani.
L’idea iniziale è più che buona, con un uomo che si risveglia senza memoria in una fossa comune piena di cadaveri. Le sue urla di disperazione vengono sentite da un’asiatica muta che lo aiuta ad uscire. La donna vive assieme ad altre cinque persone in una casa nella foresta, tutti sono senza memoria e pensano di non conoscersi, ma la presenza di una foto che li ritrae assieme li convince dell’opposto. Grande diffidenza da parte loro verso lo sconosciuto, che pensano essere l’assassino di tutte quelle persone, anche di quelle appese agli alberi. Ben presto si scopre l’identità del uomo, un medico, e quella di tutti gli altri: la realtà spesso inganna. Il problema del film è che svelato detto tutto nella prima mezz’ora e nei successivi settanta minuti la sceneggiatura non riesce a creare autentici momenti di interesse. I colpi di scena sono prevedibili, gli sviluppi sono troppo logici per un film che vorrebbe giocare coi toni del suspense e del noir. Si pensa di essere davanti a un horror di un sottogenere preciso, per poi vederlo gradualmente mutare in una pellicola di sottogenere completamente diverso. In realtà, è più il tentativo di creare un film psicologico che non di paura, e questo il pubblico sembra non apprezzarlo. Gli attori sono ben scelti e sufficientemente credibili. Il medico è Sharlto Copley protagonista dell’ottimo District 9 (2009) e del buon Elysium (2013) assieme a Matt Damon e Jodie Foster. Un film in uscita a fine agosto. Qui si dimostra completamente a suo agio nei ruoli viscerali con venature splatter. Buoni comprimari l’esperto Thomas Kretschmann (Hostel: Part III, 2011 - Resident Evil: Apocalypse, 2004) e il Joseph Morgan della nota e riuscita serie televisiva Vampire Diaries, iniziata nel 2009 e giunta alla quinta ininterrotta stagione. Buono l'uso degli esterni, imponenti foreste ben fotografate da José David Montero, molto curato il montaggio di cui è responsabile lo stesso regista, limitatissimo l’utilizzo di effettacci. Peccato che Chris ed Eddie Borey non siano stati in grado di supportare il tutto con una discreta sceneggiatura. Open Grave è solo in parte originale, si accontenta di un gioco linguistico con chiare citazioni ma non riesce a compiere un passo ulteriore verso il buon prodotto da ricordare. Il film incuriosisce, anche se si ha l’impressione di essere di fronte ad un’occasione sprecata. Più film sulla sopravvivenza che horror, il film scorre senza troppi intoppi ma senza vere emozioni fino ad un finale aperto che tenta di essere poetico e pregno di significati simbolici relegando in secondo piano la violenza soprattutto psicologica. Il film in Italia è vietato ai minori di quattordici anni, negli Usa ai minori di diciassette: sinceramente, non ne capiamo la ragione, soprattutto se raffrontiamo questo film a tanti horror di alta macelleria in cui corpi squartati ed urla sono gli unici temi narrativi.
