La passione di Cristo è uno dei grandi temi cui il cinema si è rivolto sin dagli esordi (La vie et la passion de Jésus-Christ – La vita è la passione di Gesù Cristo è un film del 1898 firmato da Georges Hatot, Louis Lumière). Naturalmente gli approcci registici sono stati molto diversi, spaziando, con riferimento ai primi titoli di produzione recente che vengono in mente, dall’estetismo di Franco Zeffirelli (Gesù di Nazareth, telefilm in due puntate realizzato nel 1977), al compiaciuto sadismo antisemita di Mel Gibson (La Passione di Cristo - The Passion of the Christ, 2004) sino ai toni agrodolci di Carlo Mazzacurati (La Passione, 2010).
Esempi illustri anche se quello a cui è più vicino Su Re (Il Re) di Giovanni Columbu è Il vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini (1922 - 1975). L’idea centrale è quella di ricostruire il dramma della crocefissione del Messia in uno scenario che si avvicini al massimo a quello in cui è realmente avvenuto. In questo è quanto mai felice la scelta del panorama dell’interno della Sardegna, fra montagne sassose e cieli percorsi da nuvole. Il regista, inoltre, ha spinto il rigore sino a utilizzare volti comuni: vecchi sdentati, donne nerovestite dalle forme sicuramente mediterranee, giovani precocemente invecchiati. E' un film originale e affascinante, il racconto di una crudele esecuzione in cui un giusto è martoriato senza colpa da una platea di poveracci ossessionati dalla paura che sia messa in discussione la loro miserabile supremazia. Un film molto bello cui l’uso del dialetto isolano - il film è presentato con sottotitoli in italiano - conferisce un valore aggiuntivo.