Io, Arlecchino è un ben film, mai lezioso, soverchiamente romantico o inutilmente melodrammatico. Il debutto alla regia di Giorgio Pasotti, aiutato dall’amico Matteo Bini e ottimamente consigliato per la struttura drammatica del eclettico Davide Ferrario, merita una certa attenzione proprio perché nulla vuole insegnare ma tanto dice sulla tradizione della Commedia dell’Arte, di uno splendido personaggio quale Arlecchino e del attaccamento alle terre in cui si è nati.
Breve ma un po’ ripetitivo nella seconda parte, dopo la morte del padre, il film a tratti commuove e sempre interessa grazie anche ad un’azzeccata scelta del cast che propone attori perfetti per i piccoli – grandi personaggi che animano questo mondo in cui il tempo si è fermato. Roberto Herlitzka affascina come sempre, è un attore in grado di interpretare tutti i personaggi propostigli con credibilità, bravura ed intelligenza. Pochi rimpianti per una vita senza la moglie morta quando il figlio era troppo piccolo per seguirlo nelle tournée, il desiderio di vivere fino all’ultimo momento della sua vita rifiutando i limiti di una malattia che lo sta consumando. Anche il regista – attore dimostra grande bravura nel ruolo di un uomo di spettacolo di successo, ma anche frustrato, che sa rinunciare a tanti privilegi per riconquistare o, forse, finalmente conoscere realmente il padre. Si avvicina alla sua Arte, la rispetta, cerca di capirla, di farla propria. La sua trasformazione in Arlecchino è dolcemente coinvolgente, raccontata efficacemente con poche inquadrature. Se un difetto il neo-regista lo ha, è quello di non mettere un pizzico di rabbia in più nei confronti del mondo che ha limitato il padre e per certi versi anche lui. E’ un debutto che promette molto e in un eventuale secondo titolo probabilmente farà tesoro degli errori di quest’opera prima. Paolo, noto conduttore di un talk show televisivo pomeridiano, ma che desidera la fascia serale, riceve una telefonata con cui lo informano che il padre Giovanni è ricoverato in ospedale. Tornato nel piccolo villaggio medievale di Cornello del Tasso, nel bergamasco, scopre che il padre è gravemente ammalato. Ex attore teatrale e famoso Arlecchino l’uomo vuole continuare a recitare con la piccola compagnia teatrale del paese, mettendo in scena spettacoli della Commedia dell’Arte. Il ritorno alle origini ed il contatto con il genitore e il suo mondo lo porteranno a ricucire un rapporto con le origini, a ridefinire la sua identità e a riscoprire il tesoro artistico rappresentato dal personaggio di Arlecchino, del quale si troverà a vestire i panni nella sua trasmissione in televisione. Il contatto con un universo così diverso lo porta a riflettere sul suo futuro artistico ma anche sulla sua vita sentimentale.