August Wilson (1945 – 2005) è stato un ottimo commediografo, deceduto a sessant’anni. Denzel Washington, d’accordo con la produzione, ha voluto onorarlo citandolo nel cast di questo suo terzo film da regista quale unico sceneggiatore. Il drammaturgo, nato nella città in cui ha ambientato il ciclo di 10 commedie The Pittsburgh Cycle, per questa sua opera era stato insignito del Pulitzer sia nel 1987 che nel 1990.
Voleva che Fences (da lui scritta nel 1983) giungesse sul grande schermo, ma desiderando che il progetto fosse seguito da un regista afroamericano aveva trovato non poche difficoltà per poterlo concretizzare. Nel 2013 Denzel Washington ha accettato e ha iniziato l’iter che lo ha portato a realizzare questo bellissimo film. Solo come attore, aveva portato in teatro la commedia che aveva come coprotagonista Viola Davis, e ambedue erano stati insigniti del Tony Award. Riconfermata l’attrice, il divo di colore ha saputo costruire una commedia in esterni, senza mai tradire il ritmo del racconto, proponendolo come una lunga chiacchierata in cui si sviluppano i difficili temi della vicenda. Dopo i convincenti Antwone Fisher e (2002) The Great Debaters - Il potere della parola (The Great Debaters, 2007) è tornato alla regia perché ha trovato un testo che lo interessava, facilmente inseribile nel suo modo di intendere l’impegno sociale. Attraverso la figura di questo uomo, un fallito totale che mai ha concretizzato il suo passato di promessa del baseball, racconta Pittsburgh, la povertà, il decoro di tanta gente che sopravvive in un mondo che ha dato loro pochissimo. Ha due figli, bravi ragazzi, ma che lui contesta nelle scelte di vita: si esprime col blues più sofferto ed uno di loro suona la tromba jazz, lui viveva per il baseball e l’altro si dedica al football americano. Crede di essere nel giusto anche quando cerca di ridimensionare i sogni del più giovane perché teme possa essere bruciato dal razzismo ben presente in quegli anni. La moglie, autentica compagna di vita che lo accetta per quello che è compreso l’amore per l’alcool, è la persona che cementa la famiglia, fa quadrare conti sempre in bilico, riesce a dare a tutti momenti di serenità. Sopporta ogni cosa, ma quando il marito le confessa di avere un’amante tutto le crolla addosso e perde quella forzata positività che dava a tutti il senso di vivere in un mondo normale. Lui è un netturbino e condivide col suo compagno di lavoro tutto, compreso una sincera amicizia che lo porterà, seguendo un suo consiglio, a confessare il suo tradimento alla donna. Denzel Washington è perfetto come protagonista, misurato e molto attento nella regia. Candidato all’Oscar come attore, se lo vincesse firmerebbe una tripletta di grande importanza artistica. Viola Davis ha grande naturalezza (ha vinto il Golden Globe e anche lei è candidata all’Oscar) e vive dall’interno un personaggio che sente suo. Tony Kushner, conosciuto soprattutto per lo script di Lincoln (2012) di Steven Spielberg, ha riveduto la sceneggiatura di August Wilson rispettando i desideri del drammaturgo che immaginava film integralmente legato alle emozioni degli afroamericani.
