Beppe Caschetto, produttore e potente agente dello spettacolo italiano, ha il pallino del cinema in cui spesso impone suoi clienti. Sta dietro, ad esempio, a film come Paz (2002) di Renato De Maria, Scialla! (2011) di Francesco Bruni e Noi 4 (2014) sempre di Francesco Bruni. Visto il film dell’argentino Juan Taratuto Un novio para mi mujer (Un fidanzato per mia moglie, 2008) ne ha acquisito i diritti e ha scelto come regista Davide Marengo che torna al cinema dopo documentari, riprese di concerti ed il convincente Notturno Bus (2009) tratto dal romanzo omonimo di Giampiero Rigosi nonché la regia di serie di successo come Il commissario Manara, Boris e lo sfortunato The Lythium Conspiracy (2012), un thriller ambizioso e mai distribuito.
Un fidanzato per mia moglie è una commedia sentimentale dai ritmi diseguali scritta per l’edizione italiana, oltreché dal regista, dagli esperti Francesco Piccolo e Dino Gentili. Non tutto funziona per il meglio soprattutto per l’incapacità di fare appassionare lo spettatore a quanto succede sullo schermo. La Milano dei Navigli, della Madonnina, dei tram alternata ad un’altra meno conosciuta ma non per questo meno bella. Una disc jockey sarda per amore abbandona isola e lavoro per trasferirsi a Milano. Non trova o non vuole trovare impiego, diviene depressa tanto da non abbandonare la sicurezza che le dona la casa trasformandosi in poco tempo nel peggiore incubo del marito che vorrebbe separarsi da lei. Questi, non avendo il coraggio di farlo, assolda Falco, un ex playboy perché la seduca e la induca a lasciarlo. La fa assumere da una piccola radio privata senza soldi dove la donna diventa conduttrice di una rubrica in cui racconta le molte cose che non sopporta. Tuttavia il marito è ancora innamorato di lei; se ne accorge quando rischia di perderla. L’idea che lo stipendio per un lavoro inutile lo paghi il coniuge è presa di peso da uno dei tanti film sull’impiegato Fantozzi, anche se in quel caso la drammaticità di quel atto d’amore aveva una valenza ben diversa della farsa del film di Davide Marengo. Nulla da eccepire sui protagonisti, idonei a rendere in maniera credibile i loro personaggi anche se la palma per il migliore va all’ironico e sempre bravo Dino Abbrescia, capo e amico del marito infelice. Da notare che il film ha subito tagli e che, tra questi, è stata tagliata la scenetta in cui Paolo dovrebbe dire Mi voglio separare e dice, invece, Mi voglio Sparare punto forte dei trailer.