Realizzato dalla Dreamworks tenendo ben presente i prodotti realizzati dalla Pixar, Turbo dimostra il complesso di inferiorità che la pur valida squadra capitanata da Jeffrey Katzenberg continua ad avere nei confronti dei colleghi passati nella scuderia Disney. Pur essendo stati capaci di realizzare buoni lavori quali Kung Fu Panda (2008), Dragon Trainer (How to Train Your Dragon, 2010) e I Croods (The Croods, 2013) dimostrano che per loro John Lassiter e compagni sono ancora difficili da dimenticare per tentare una vera, nuova via nel mondo dell’animazione.
La lumaca che non accetta la sua natura ricorda fin troppo il topo chef di Ratatouille (2007) ma lì esisteva una forza drammatica ben differente, capace di rendere indimenticabile un animale difficile persino da pensare come eroe in una cucina. Turbo non vuole o non sa essere innovativo, è privo di fantasia, sembra di averlo già visto pieno di personaggi piacioni che difficilmente rimarranno nella memoria ma che comunicano benissimo con la platea a cui sono indirizzati, quella dei bambini non scolarizzati. Il mondo delle lumache viene raccontato come se fosse il nostro, con personaggi tipicamente umani: in questa maniera non si tenta nemmeno di fare conoscere realtà di vita differenti dalle nostre. Comprimari gli umani con due fratelli latino americani che vendono tacos, una donna meccanico dall’aspetto mascolino, un anziano venditore di modellini e giocattoli, una grintosissima e minuta vecchietta che ama la vita e gli affari. Una lumaca sogna di vincere la corsa di Indianapolis, si sente frustrata dal suo guscio e dalla sua velocità. Vive stressata in un giardino assieme alla sua comunità che accetta un’esistenza monotona salvo l’arrivo di qualche corvo che mangia una di loro e fugge. Per uno strano incidente, diventa velocissima e spera di cambiare la sua esistenza. Uno dei due messicani organizza assieme agli altri gare di lumache che preparano con attenzione. Quando casualmente incontra questo strano scherzo della natura, inizia a pensare in grande e decide, finanziato dai compari, di iscrivere l’animaletto alla corsa automobilistica. Qui incontra benevolenza e simpatia ma anche il campionissimo da lui sempre amato che cerca di farlo fuori. Lieto fine di rito, con la felicità anche dei produttori premiati da un box office statunitense particolarmente ricco.