End of watch (letteralmente: fine dell’orologio) è una frase gergale usata dai poliziotti losangelini per indicare un agente morto in servizio. Niente a che fare, dunque con l’aggiunta al titolo italiano (Tolleranza zero) che non ha nulla a che vedere con la sostanza del film scritto, coprodotto e diretta da David Ayer, un cineasta con una particolare interesse per i problemi dei poliziotti o degli aspiranti tali (Harsh Times - I giorni dell'odio, 2006; La notte non aspetta - Street Kings, 2008) e per il panorama di South Central, zona ad alta densità di criminalità di Los Angeles. Il suo interesse coinvolge anche situazioni altamente drammatiche che non preludono certo a un happy end.
Tale è il quadro in cui si muovono Brian Taylor e Mike Zavala una coppia interraziale (un bianco e un agente d’origine messicana) di poliziotti di pattuglia nelle strade di quella parte della città. La loro amicizia, lungamente sperimentata in pericolosi scontri a fuoco, salvataggio di bambini da case in fiamme, scontri con trafficanti si droga e bande criminali, si spezzerà tragicamente con la morte di uno dei due. La maggiore originalità del film è nell’idea che quasi tutto ciò che vede lo spettatore abbia forma di video girato dall’agente bianco per ragioni di servizio o perché convinto di mettere assieme appunti utili alla stesura di una sceneggiatura. Il resto rientra abbastanza bene nel classico film poliziesco con tanto d’inseguimenti, sparatorie e riti da gruppo chiuso. Originalità d’approccio, malinconia del vivere, disgusto per il mondo circostante contribuiscono non poco al sapore di un film decisamente di buon livello.