Claudio Amendola, con i suoi fidi compagni di avventure televisive, ha realizzato in sole cinque settimane La mossa del pinguino, una commedia all’italiana classica nei contenuti, priva di autentica originalità ma decorosa ed onesta. Per la sua opera prima, contrariamente a tanti suoi colleghi, non ha voluto creare un titolo indimenticabile ma ha tentato di dimostrare a se stesso e agli altri di essere capace di fare anche il regista.
Molto aiutato da un cast composto da ottimi professionisti nonché amici veri, il neoregista racconta una storia tanto improbabile quanto impossibile. Un grande sognatore che è disposto a rischiare l’amore della moglie per seguire i suoi folli progetti scopre il curling e decide di tentare di far parte della squadra olimpica di questo sport. Siamo a Roma, è il 2005 e l’anno dopo ci saranno le Olimpiadi invernali a Torino. Il protagonista convince il suo amico di sempre e si mette alla ricerca degli altri due compagni di squadra necessari per essere ammessi a gareggiare. Si presentano non vedenti, ottantenni, strani personaggi uniti tra loro solo dal fallimento nella vita e il desiderio di fare qualcosa di importante. Alla fine, vengono ingaggiati un ex vigile urbano zoppo ma ottimo bocciatore e un malavitoso campione di biliardo che dice di avere loschi affari a Montecarlo ed altri luoghi. Tra mille traversie, compreso il fallimento del matrimonio dell’ideatore di questa folle impresa, arrivano a Pinerolo dove otterranno il trionfo per essere riusciti a segnare un punto contro i fortissimi avversari. I personaggi hanno molto di precedenti interpretati dagli stessi attori ma è abbastanza ovvio considerato il basso budget, il poco tempo che ognuno di loro ha potuto dedicare al film, il desiderio di vedere se con la regia di Amendola si era in grado di creare altre produzioni. Molte cose sono poco credibili, ma fa parte delle regole del gioco di una commedia che vuole divertire seppure non rinunciando ad un retrogusto amaro. Edoardo Leo è come sempre bravo, e qui ha fatto parte anche del poker degli sceneggiatori; lo attendiamo anche in prove dove la sua vis drammatica possa trovare il giusto utilizzo. Ricky Menphis è il se stesso di tanti altri suoi personaggi, Ennio Fantastichini è perfetto nel ruolo del vigile urbano, Antonello Fassari dipinge con pochi tratti il ritratto di un uomo solo che dimentica l’acredine verso la vita per fare parte di una squadra. Musiche molto belle, gradevole il personaggio del figlio saggio di Edoardo Leo, perfetta la scelta dei comprimari compreso il sempre bravissimo Sergio Fiorentini nel ruolo del padre di Menphis.