I primi nove minuti raccontano degli anni ’80, dei videogiochi ancora semplici e a misura d’uomo, dell’amicizia tra ragazzini, delle prime delusioni perché il giovane campione non riesce ad essere vincente in una importante gara. Poi, subito dopo, riprendendo la stessa inquadratura ma sostituendo i giovani interpreti con Adam Sandler e compagni, si arriva ai giorni nostri.
E' una costruzione narrativa semplice con immagini piacevolmente rilassanti e la speranza di assistere ad una commedia per famiglie come è difficile incontrare. Tuttavia il problema è proprio Adam Sandler, sempre più attento nel ricostruirsi una credibilità e che foraggia le produzioni a scapito della correttezza dell’opera: in pratica, acquista il diritto di essere protagonista un po’ troppo egocentrico nonostante il personaggio forse sarebbe più interessante se questo non capitasse. Pixels segna il ritorno alla regia di Chis Columbus dopo un intervallo di cinque anni dal disastroso Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini (Percy Jackson & the Olympians: The Lightning Thief, 2010) che gli ha tolto possibilità di trovare facilmente finanziatori. Il suo film è in prima linea e molti altri lo affiancano ma i novantacinque milioni di dollari sono difficili da recuperare e, probabilmente, sarà un piccolo flop. La storia è per certi versi banale, gli effetti accurati ma molto invasivi. Alieni intergalattici fraintendono il filmato di alcuni videogames classici, che hanno la possibilità di vedere, e la leggono come una dichiarazione di guerra contro di loro per cui decidono di attaccare la Terra, usando i giochi come modelli per i loro assalti. Il Presidente degli Stati Uniti si rivolge al suo amico d'infanzia, campione di videogames negli anni Ottanta, e ora installatore di home Theatre, per guidare una squadra di videogiocatori della vecchia scuola per sconfiggere gli alieni e salvare il pianeta. Trionferanno tra mille contrattempi. L’idea iniziale non era male, sia pure riciclata da un cortometraggio con lo stesso titolo realizzato in animazione nel 2010 dal bravissimo Patrick Jean, ma due minuti dilatati a oltre cento non permettono al film di essere interessante. Il regista preferisce utilizzare uno spunto promettente inserendolo sui binari del solito action - commedia, senza mai riuscire a superare una sconfortante banalità. E’ da sempre un perfetto confezionatore di insipide storie da lui distrutte senza pudore. Salvo rarissime eccezioni è riuscito a ridurre a stantie produzioni ogni cosa di cui si è occupato. Adam Sandler continua a perdere soldi come produttore e credibilità come attore.