Brian Smrz è un ex stuntman, peraltro molto bravo, che firma la sua seconda regia dopo il mediocre Hero Wanted (2008) con Cuba Gooding Jr. e Ray Liotta, uscito in Italia direttamente in DVD nel luglio dello stesso anno.
Sceneggiatura scritta da Ron Mita e Jim McClain – che lavorano sempre assieme è hanno dato vita a film di buona presa popolare quali l’action movie S.W.A.T. - Squadra speciale anticrimine (S.W.A.T. 2003) e il prodotto d’animazione per ragazzi Robots (2005) – assieme a Zach Dean a cui si deve l’accettabile Legami di sangue (Deadfall, 2012), il film si basa su un’idea potenzialmente interessante che gli autori non riescono a bene sviluppare. Probabilmente i cinesi, finanziatori di maggioranza, hanno imposto alcune scelte che rendono poco credibile quello che appare sullo schermo, con una storia che dovrebbe raccontarci delle problematiche psicologiche e morali del protagonista ma che, di punto in bianco, diventa un insieme di scene realizzate con l’unico intento di fornire azione e situazioni in cui una trentina di stuntman osano l’impossibile, coadiuvati da un centinaio di tecnici degli effetti speciali. L’impressione che si ha è di vedere due opere distinte, quella scritta e quanto appare sullo schermo: non si parlano troppo tra loro, con un regista che mette a disposizione il suo mestiere nella creazione di immagini fracassone senza mai prendere troppo in considerazione quello che probabilmente era l’intento iniziale, prima del arrivo dei cinesi che hanno imposto il personaggio di Lin Bisset a cui viene demandato lo sviluppo fisico de Le ultime 24 ore mentre a Ethan Hawke rimangono dialoghi e situazioni prive di interesse che non riescono a convincere nessuno sulle sue problematiche. Oltretutto, non si capisce molto bene come gli siano date 24 ore da vivere dopo la morte. Tempo da usare per collaborare con chi lo ha eliminato. Non è un film di fantascienza, ci si limita a dare per scontato che questo possa essere accettato da un pubblico di particolare bocca buona. L’attore americano è l’ombra di sé stesso (sinceramente, è poco credibile come assassino trasformatosi in piangente giustiziere alla Charles Bronson che vuole vendicare chi lo ha privato della famiglia), l’attrice cinese Qing Xu – quarantanovenne con esperienze prevalentemente televisive – è adatta al suo personaggio a cui conferisce fisicità ma non spessore. Dopo che un intervento chirurgico, di cui lui è la cavia, un killer ritorna in vita per un solo giorno. Si risveglia in ospedale con al braccio un timer. Ha a disposizione 24 ore per trovare un accordo con la spia che lo ha ucciso, vendicarsi della potente organizzazione criminale che gli ha assassinato moglie e figlio e cercare redenzione dai i suoi peccati.
