Treno di notte per Lisbona (Night Train to Lisbon) nasce dal romanzo omonimo (2007) dello scrittore svizzero Pascal Mercier, pseudonimo di Peter Bieri (1944) docente di filosofia all’Università di Berlino. Vi si racconta del grigio professore bernese di latino Raimund Gregorius che s’imbatte casualmente in una giovane che sta tentando di uccidersi. La salava, ma lei scompare lasciandogli solo un soprabito in una delle cui tasche c’è un libro portoghese: Orefice delle parole (Ourives de palavras) firmato da Amadeu de Prado, medico e resistente contro Salazar.
Dopo aver letto poche pagine, l’insegnante parte d’impulso per Lisbona alla ricerca dell’autore del volume. S’immerge così, sullo sfondo degli ultimi aneliti della dittatura, in una storia d’amore fra oppositori al regime in cui la politica s’intreccia a forti pulsioni, tradimenti sentimentali, naufragio d’amicizie. Quello che scorre sullo schermo a firma del danese Bille August (1948) è un bel fumettone in cui lo sfondo funziona solo come un contenitore generico in cui inserire un triangolo amoroso non dissimile dai molti che già sono passati sullo schermo. Il regista (1948) dirige questa coproduzione fra Svizzera, Germania e Portogallo confermandosi attento ed elegante trascrittore di testi letterari, ma ponendo l’accento anche su una vera e propria allergia a qualsiasi forma di originalità linguistica. Il film è cadenzato su continui innesti fra il presente e il passato e, in questo, la direzione governa il traffico con mano sicura, ma ci sono anche non pochi momenti – uno per tutti il passaggio della frontiera in fuga dalla polizia salazariana – in cui si rasenta il ridicolo.