Il settantatreenne regista francese André Téchiné è ottimo narratore delle problematiche dei giovani che sa raccontare, come pochi, nel loro intimo essere. Nel 1994, con L'età acerba (Les roseaux sauvages), si era addentrato nel mondo della scoperta di se stessi, della lotta per accettare – o cercare di combattere – una propria diversità sessuale. Con Quando hai 17 anni ha riproposto queste tematiche, sviluppandole sullo sfondo della drammaticità dei Pirenei, autentici coprotagonisti della vicenda con ladurezza dell’inverno e la serenità della primavera.
Non giudica, non prende posizione, ci fa conoscere una realtà ben presente nella società e, fortunatamente, ora un po’ più accettata. Sembra un documentario in cui si scrutano le emozioni dei due diciassettenni, come se le vivessero e non le interpretassero per lo schermo. Senza dimenticare la forte presenza della madre del ragazzo borghese, che accetta una realtà difficile e cerca di fare maturare il figlio nella consapevolezza di un’esistenza che potrà essere difficile ma non per questo non è degna di essere vissuta. Si entra immediatamente nel contesto di un dramma sempre pronto ad esplodere, di una tensione che parrebbe illogica, vissuta come è da due giovani che dovrebbero tentare di trasformare la propria adolescenza in una forte base su cui poggiare il loro futuro da adulti. Il regista mette a nudo i sentimenti, i difficili rapporti filiali, l’assenza di un padre, elemento che sarebbe utilissimo in un momento così difficile, l’incapacità della società di accettare la diversità intesa come una tara da combattere, un germe maligno che bisogna debellare per il quieto vivere di una società codificata in maniera retriva in cui, per la tranquillità di tutti, si rischia di uccidere l’identità del singolo. Il film è ambientato nelle montagne dell'Ariège e in un Paese assediato e sospeso tra raid aerei e missioni di pace in cui opera il padre assente da troppo tempo, militare di buon prestigio: se vogliamo, ambedue situazioni di guerra, di disagio, di dramma autentico. I due giovani vivono i nove mesi della storia, divisa nei trimestri di anno scolastico, prima di accettarsi, di capire che tra loro può esistere, forse già esiste, un grande amore. La morte del pilota e la nascita dell’agognata bimba, nella famiglia dell’altro, cadenzano in maniera perfetta l’esistenza terrena. Difetto, presente peraltro in altre opere di questo cineasta, è una certa mancanza di ritmo: troppo impegnato a raccontare ogni cosa rispettando i tempi della Natura per seguire i protagonisti in ogni momento. In un villaggio tra le montagne francesi due giovani frequentano la stessa scuola. All’amicizia preferiscono l’odio, alle frasi serene sostituiscono gli insulti, alle parole spesso aggiungono le mani riempiendosi di botte. La madre di uno, forse diverso, è medico, il padre un pilota militare in missione in Africa. L’altro è marocchino, adottato da una coppia di contadini che vive in una remota fattoria in mezzo alle montagne, con la donna che ha avuto diversi aborti naturali ed ora è nuovamente incinta. La gravidanza si presenta difficile e la dottoressa si offre di aiutarla accogliendo il figlio in casa sua per il tempo necessario. I due nemici condividono ora la stessa abitazione e sono aiutati dalla donna ad accettarsi, crescere, capire qualcosa di più di se stessi.