In Sulla mia pelle – La storia controversa di Stefano Cucchi di Alessio Cremonini il regista ripercorre il calvario di questo piccolo spacciatore morto il 22 ottobre 2009 in detenzione causa un pestaggio subito alcuni giorni prima da due carabinieri, senza dimenticare l’insensibilità di agenti carcerari, medici e infermieri.
Il film è girato sulla base di un copione estratto dagli atti giudiziari e dalle prese di posizione di Ilaria, sorella dell’ucciso, che non ha mai spesso di battersi affinché fossero individuati e puniti i responsabili della morte del suo congiunto. Ciò che manca al film che, sembra più un servizio televisivo che un’opera cinematografica vera e propria, è il coraggio di spingersi oltre indicando con precisione i responsabili e quanti ne hanno coperto il crimine. Qui, tranne un paio di casi, i carabinieri sembrano angeli caduti dal cielo pronti a fare tutto il possibile per aiutare l’arrestato. Colpevole appare, casomai, la burocrazia con le sue regole rigide e inumane, che ha impedito ai familiari dell’arrestato di avvicinarlo anche quando gli rimanevano poche ore di vita. In altre parole, un film banale che non sfugge al sospetto di essere stato concepito più per cogliere una facile occasione che non per voler denunciare un esempio di mala giustizia, intesa in senso più che ampio.