Per il debutto nella regia, Alessia Scarso porta sullo schermo una storia recentemente accaduta nel nostro meridione o, meglio, ispirata ad un fatto di cronaca di cui si occupò per un po’ di tempo anche la stampa a livello nazionale.
Nelle campagne di Scicli arriva un randagio che conquista l'affetto dell'intera cittadina fino a diventarne simbolo, adottato ufficialmente dal Comune e battezzato Italo Barocco. Tuttavia gli avversari politici del sindaco tentano di cavalcare la situazione per danneggiare la campagna elettorale per la riconferma del primo cittadino. Ambientazione molto bella, con luci e colori della Sicilia barocca che offrono uno sfondo perfetto dell’ennesima vicenda sull’intesa tra uomini e cani. Marco Bocci è il sindaco vedovo con figlio e offre un minimo di umanità al suo poco credibile personaggio, Barbara Tabita è una maestrina innamorabile ma poco convincente, Tomak concede quattro zampe al cane Italo, anche se, purtroppo, recita da suo pari, incapace come è di conquistare la simpatia del pubblico per assoluta mancanza di empatia. Italo è un film ingenuo ma sincero che vorrebbe parlare al cuore ma si limita a raccontare, con taglio televisivo e utilizzando immagini veramente belle, la love story tra il sindaco e la bella insegnante. Come prevedibile fra i due dapprima tra loro ci sono molte incomprensioni ma, alla fine, l’amore trionferà grazie proprio al cane che il figlio del uomo politico va a cercare perdendosi nelle splendide rovine sotterranee della cittadina. Alla ricerca ci vanno assieme sindaco e maestra, condividono gioie e dolori e, alla fine, l’amore. C’è poi l’amicizia tra il ragazzino ed il figlio dell’avversaria del padre nella campagna per il rinnovo delle cariche in comune, oltre all’anziano che è in eterna attesa che la sua compagna torni. L’unica cosa che funziona veramente è la location in una cittadina del ragusano di grande bellezza che regala emozioni solo per il fatto di esistere. Un po’ poco per un film di oltre cento minuti in cui i personaggi, che dovrebbero essere ricalcati su persone esistenti, sono decisamente poco credibili e alcune donne sono raccontate in maniera grottesca.