Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto sono una delle coppie più affiatate e produttive del cinema italiano. Legati da un matrimonio contratto nel 1987 dopo che si erano conosciti a Genova recitando nelle Le tre sorelle di Anton Čechov (1860 – 1904), spettacolo messo in scena da Luigi Squarzina, hanno avuto quattro figli: Pietro (1991), Maria (1997), Anna (2000), Cesare (2006).
Hanno anche stabilito un proficuo sodalizio artistico basato sui libri scritti da lei e portati sullo schermo da lui, quasi sempre sulla base di sceneggiature scritte assieme. Così e stato, in passato, per quattro titoli (Libero Burro, 1999; Non ti muovere, 2004; La bellezza del somaro, 2010; Venuto al mondo, 2012), un itinerario ora confermato da Nessuno si salva da solo. Una coppia con un grande amore alle spalle, forte anche in senso fisico, si ritrova a cena in un ristorante per accordarsi sul piano delle vacanze estive. Si sono separati da qualche mese ed è la prima volta che debbono prendere una simile decisione. L’occasione funziona da catalizzatore per una sorta di bilancio del rispettivo passato, dei furori e delle incomprensioni che hanno segnato la loro vita. Un catalogo che, alla fine, segnerà un bilancio più positivo che negativo schiudendo la porta ad un possibile (probabile) ritorno assieme. Un quadro da cui emerge, in modo particolare, l’inquietudine esistenziale della donna che ha messo alla porta il marito non per una ragione seria, bensì per un accumularsi di fastidi e piccole insofferenze che, a lungo andare, finiscono per pesare come macigni. E’ questo il lato maggiormente positivo del film: la capacità di costruire un fastidio di coppia accumulando minimi dettagli che graffiano, giorno dopo giorno, un’unione che sembrava inscalfibile. E’ un tipo di racconto in cui le prestazioni attoriali contano molto e, in questo caso, quelle di Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio sono davvero di altissima qualità.
