La gelosia (La jalousie) che il francese Philippe Garrel ha affidato all’interpretazione del figlio Louis è il classico film basato sull’ossequio a un fastidioso cliché, quello del film transalpino apparentemente colto, in realtà decisamente presuntuoso. Una presunzione che, come in questo caso, maschera un abissale vuoto d’idee annegato in una confezione smaliziata e decisamente intellettuale.
Il film racconta varie storiaedi amori e tradimenti che s’incrociano fra un gruppo d’attori teatrali e alcune ragazze di buona cultura. E’ un testo girato in bianco e nero, ma questo più per vezzo che non per vera necessità espressiva. Vi ritroviamo i peggiori cascami del cinema fastidiosamente colto: citazioni di opere di autori famosi messe in bocca ai personaggi più per sfoggio che per vera necessità, dialoghi falsamente sofisticati, interpreti mummificati in ruoli che pensano di caratterizzare con mossette e sguardi torvi, anziché cercare di renderne minimamente credibili i percorsi psicologici. Il tutto all’insegna di un grondare di pseudo cultura fastidiosamente saccente. In altre parole un minestrone di difficile digestione nonostante la brevità del racconto, meno di novanta minuti, e la spocchia dell’autore.