Senza nessuna pietà, opera d’esordio nel lungometraggio dell’attore e regista televisivo Michele Alhaique, è un noir come piace alla Rai che lo ha prodotto assieme a Lungta Film e Pko. E’ un film che utilizza un linguaggio fortemente influenzato da esigenze televisive, cosa rilevabile da almeno due aspetti: la composizione narrativa formata, in largamente maggioritaria, da primi e primissimi piani modalità espressiva quasi indispensabile alla teletrasmissione e dall’assenza di nudi nonostante vi siano molte situazioni che li consentirebbero o, addirittura, li imporrebbero.
In poche parole un prodotto pensato, più che per il grande schermo, per quello domestico. La storia ha al centro Mimmo un omone che vorrebbe fare solo il muratore, gli piace costruire palazzi, e che, invece, deve alternare questo lavoro a quello di rompiossa dei debitori inadempienti dello zio, nonché suo datore di lavoro. Quest’ultimo è una sorta di criminale e cravattaro, come li chiamano a Roma, a capo di una vera e propria banda. Ogni cosa muta quando lo incaricano di andare a prendere Tania, una bella ragazza di provincia, che una della gang ha rimediato come intrattenimento per il figlio del capo. Un disguido costringe i due a passare la notte insieme, situazione che fa sì che il custode e la donna dapprima non si sopportino, soprattutto la donna non sopporta lui, poi inizino a capirsi e stimarsi. Sarà proprio l'omone a salvare la ragazza dalle grinfie del destinatario del suo corpo, un tipaccio che al sesso normale preferisce quello sadico. Ora Mimmo, che ha picchiato il figlio dello zio rendendolo invalido, può solo fuggire andando incontro al prevedibile colpo di pistola che chiuderà la sua vita. La storia non è molto originale e la confezione piuttosto modesta, di positivo rimane solo la partecipazione di Pierfrancesco Favino nonostante i non pochi momenti in cui la sua gigioneria appare quasi insopportabile.
