Ken Loach non ha mai fatto mistero delle sue scelte politiche di estrema sinistra. Vicino al partito troskista inglese, non ha perso occasione per schierarsi con i lavoratori in lotta anche a costo di attirarsi gli starli degli organizzatori di Festival che avevano invitato i suoi film, come nel caso di quello di Torino dello scorso anno. Ritorna ora alla sua vecchia passione di documentarista con The Spirit of’45 che ricostruisce, attraverso brani d’epoca e testimonianze, quella magica stagione che segnò sia la fine della seconda guerra mondiale, con la sconfitta del nazismo, sia la vittoria del Partito Laburista alle prime elezioni postbelliche.
Per sei lunghi anni l’Inghilterra aveva combattuto contro il Terzo Reich, dal 1941 in poi alleata con gli Stati Uniti, subendo terribili bombardamenti su Londra e le altre grandi città britanniche. Una fase politica guidata da un governo di coalizione nazionale presieduto da Winston Churchill (1874 – 1965). Subito dopo la fine del conflitto il laburista Clement Attlee (1883 – 1967), che aveva fatto parte del governo di coalizione, chiese e vinse le elezioni politiche e avviò un grande programma sociale basato sulla nazionalizzazione di importanti settori (ferrovie, energia, settore minerario), sul lancio del servizio sanitario nazionale (National Health Service) e il varo di un ampio programma di costruzioni di case destinate ai lavoratori. Il maggior puntello di questa politica fu il leader della sinistra labour e ministro della sanità e della ricostruzione Aneurin Bevan (1897 – 1960). In questi anni di sogni e profondo rinnovamento sociale il regista vede una sorta di mitica primavera destinata ad essere travolta sia dall’azione demolitrice di Margaret Thatcher (1925 – 2013), che si fece un vanto di aver smantellato tutte quelle conquiste, sia – a detta del regista – dall’imborghesimento del partito. E’ una lettura apertamente di parte, una visione che altri storici contestano, ma rimane pur sempre uno stradivario discorso politico fatto con le immagini.