Andrej Romanovič Čikatilo (1936 – 1994) è stato un assassino seriale russo a cui son stati attribuiti vari soprannomi: Il mostro di Rostov, Cittadino X, Lo squartatore rosso, Il macellaio di Rostov. Avrebbe commesso ben 53 omicidi fra donne e bambini, scelti fra prostitute, sbandati, marginali uccisi e seviziati negli anni che vanno dal 1978 al 1990.
Fu processato nel 1992 e giustiziato nel 1994 con un colpo di pistola alla nuca. Questo personaggio ha acceso la fantasia di molti scrittori, fra di loro ricordiamo Il comunista che mangiava i bambini (1994) di David Grieco e Child 44 (2008) di Tom Rob Smith. Dal libro di quest’ultimo il regista svedese, ma di origine cilena, Jorge Daniel Espinosa (1977) ha tratto Child 44 - Il bambino numero 44. Lo ha fatto rispettando il dato meno motivato e interessante del volume: lo spostamento dell’intera vicenda dagli anni settanta – novanta agli ultimi mesi della vita e della dittatura di Iosif Vissarionovič Džugašvili (1878 – 1953), conosciuto con il nome di Stalin (Acciaio). Uno spostamento nel tempo che non ha nessuna ragione se non quella scenografica e l’apertura di possibilità d’azione più tipiche del cinema americano che di quello maturo e riflessivo. Inoltre, una volta chiarito che siamo nel 1953, la storia si sviluppa come un qualsiasi racconto ambientato in un mondo dittatoriale, senza riferimenti specifici a quegli anni e agli eventi che li hanno segnati. Come dire che l’opera ha più l’aspetto di un qualunque poliziesco con venature d‘azione che quella del tentativo di approfondire il clima politico e sociale dell’epoca. Ne nasce una proposta passabilmente prevedibile e decisamente noiosa.