Dietro a una non usuale produzione finlandese nel mondo del lungometraggio d’animazione, c’è una complessa – ed onerosissima – operazione commerciale legata ad uno dei maggiormente popolari videogiochi del mondo. Nel dicembre 2012 Rovio Entertainment, realizzatrice di questo intrattenimento, annunciò la produzione di un film.
Scelta del cast tecnico e, nel 2013, un accordo con la Sony Pictures Imageworks per realizzarlo. Il budget si è posizionato attorno agli ottanta milioni di dollari, mentre per la campagna di marketing e per la distribuzione del film ce ne sono voluti altri cento. Per rendere più interessante il merchandising, è stata coinvolta anche la Lego che ha creato set specifici. Quale colonna musicale del primo trailer e del film viene utilizzato il brano Bad di Michael Jackson: tutto per rendere vincente un’avventura sicuramente complessa e difficile da affrontare. L’imponderabile è la qualità artistica del film, la sua capacità di coinvolgere e di interessare. Quello che funzionava perfettamente nel mondo dei giochi, qui si dimostra debole e solo a tratti convincente. Un’ottima tecnica realizzativa – i due neoregisti Clay Kaytis e Fergal Reilly hanno consistenti esperienze in questo tipo di prodotto – non ha riscontro nella capacità di creare una storia piacevole per il pubblico adulto relegandolo nel limbo del mondo infantile. Eppure il protagonista ha tutte le caratteristiche per crearne un riferimento in direzione del politically incorrect. Red è un uccello dal piumaggio rosso, irritabile e con frequenti attacchi di rabbia che con un calcio, lancia in aria un tenero pulcino che lo ha molestato con la sua palla. Lui vive in una casina vicino la costa, lontano dalla comunità degli uccelli perché considerato diverso e poco popolare anche tra le femmine. Oltre a lui in questo Eden abitato da volattili felici ci sono il velocissimo Chuck, l’esplosivo Bomb e Terence, un gigante apparentemente muto. Per loro cambia tutto quando l’isola viene invasa da misteriosi maiali verdi. Riusciranno ad evitare che questi invasori diventino i padroni del destino di tutti (guardate i titoli di coda, dove c’è uno sviluppo della loro avventura). La filosofia degli sceneggiatori – tra loro Jon Vitti de I Simpson di David Silverman – dice che qualche volta arrabbiarsi vuol dire fare le cosa giusta e che l’indignazione può divenire il motore anche per grandi e positive imprese.