The Sisters Brothers (I fratelli Sisters) è il titolo di un romanzo del canadese Patrick Dewitt da cui il francese Jacques Audiard ha tratto un film presentato in concorso alla settantacinquesima Mostra del Cinema di Venezia ove ha ottenuto il premio per la miglior regia.
Siamo alla metà dell’Ottocento, negli Stati Uniti e due fratelli, assassini a pagamento, percorrono il paese ammazzando i nemici di un capobanda che si fa chiamare Il Commodoro. L’ultimo incarico riguarda un chimico che ha appena inventato un composto, altamente urticante, in grado di rivelare in poco tempo le pagliuzze d’oro traportate dalle acque dei fiumi. Uno dei due si fa contaminare, per impazienza, dal liquido e il fratello è costretto a tagliargli un braccio. Proprio in quelle ore arriva la notizia che il mandante è morto e i due assassini possono ritornare a casa in pace. La prima cosa che viene alla mente assistendo alla proiezione di questo film sono le opere di Sergio Leone, visto che anche lui ha affrontato - da europeo - un genere che si pensava monopolio degli americani. Solo che, il francese, pluripremiato in patria e coronato di numerosi premi al Festival di Cannes (la Palma d'oro per Dheepan - Una nuova vita - 2015 -, il Grand Prix della Giuria per Il profeta – 2009 - e il Premio della sceneggiatura per Un héros très discret -1996 -) non dispone delle capacità e della genialità dell’italiano, anche se in questo film preme in modo particolare sul pedale dell’ironia. In definitiva un film che è più un’imitazione che non una voce autentica.