150 i milioni di dollari affidati a Patty Jenkins per realizzare un film epico, ricco di azioni ed emozioni ma, soprattutto, vincente al box office. Quello che stupisce è la fiducia data a questa quarantacinquenne, figlia di un ufficiale dell’aviazione e con alle spalle solo un lungometraggio: Monster (2003) con Charlize Theron, Christina Ricci e Bruce Dern sulla vita una prostituta di Daytona Beach che diventa un serial killer. Un bel film ma lontano anni luce da quanto le è stato proposto come sua opera seconda.
Sei mesi di lavorazione – girato in gran parte nel Sud d’Italia - con un incredibile numero di tecnici, stuntman che operano all’interno di coreografie molto curate, effetti speciali roboanti accompagnati (a tratti, soffocati) da una musica martellante. Una costruzione d’equipe in cui dovrebbe contare più un coordinamento perfetto che non particolari bravure individuali. Agli attori viene chiesto di muoversi davanti ad altissimi muri ricoperti di quella speciale stoffa che scompare in fase di mixaggio, facendo diventare le scene previste per quella particolare situazione. E’ difficile trovare grandi interpretazioni anche perché i personaggi servono unicamente a giustificare immagini pensate per il 3D e non per fornire spessore a quanto detto e fatto. La DC Comics è proprietaria dei diritti del personaggio, creato da William Moulton Marston (1893 – 1947) nel 1941, nato con fini propagandistici con il costume che ricorda la bandiera statunitense. Wonder Woman, nome di combattimento dietro cui si trincera Diana Prince (alias Principessa Diana), è punta di diamante dell’editore assieme a Batman e Superman. Pochi confronto alla miriade di film gestiti dalla Marvel ma sufficienti per dare vita a produzioni normalmente non occasionali – le introspezioni dei due eroi maschi alle volte danno vita a opere drammaturgicamente molto interessanti – che vengono amati maggiormente da un pubblico adulto. E’ un personaggio che l’autore ha voluto femminista e che ottenne un così ampio successo da essere protagonista in quegli anni in ben quattro testate (non si contano gli autori impegnati nella sua creazione). Per il film venti e più anni di gestazione, con Ivan Reittman nel 1996 interessato al progetto, sostituito da Joss Whedon nel 2005 che ci lavorò per un paio di anni. Ulteriore blocco della parte creativa fino al 2010, quando la Warner Bros iniziò a cercare una regista donna che, secondo loro, avrebbe potuto capire meglio la psicologia del personaggio. Era stata scelta Michelle Maclaren ma ha lasciato il progetto nel 2014 per divergenze creative. Finalmente l’anno successivo arrivò Patty Jenkins che accettò di realizzare un film su una sceneggiatura di Allan Heinberg. Mille problemi ed ora, finalmente, appare una testo che ha accolto commenti molto diversi, come è difficile trovare unitarietà in quanto raccontato. Qui Wonder Woman è più donna che combattente, più impegnata in una liaison che non nelle battaglie. La produzione è alla ricerca di un pubblico più popolare, con età inferiore ai precedenti, e tutto appare fin troppo semplice e poco sviluppato. Principessa delle Amazzoni, cresciuta su un'isola paradisiaca al riparo dal mondo esterno e formatasi come guerriera invincibile, cambia vita a causa dell’arrivo di un pilota americano precipitato sulle coste. Il racconto del violento conflitto induce la ragazza a lasciare l’isola convinta di poter fermare la minaccia. Nei combattimenti scoprirà i suoi poteri e il suo vero destino.