Il film inizia con la citazione di due fra le leggi della robotica create dal grande scrittore e studioso della fantascienza Isaac Asimov (1920 – 1992): un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
Automata non fa certo mistero di questa predilezione verso il mondo pensato dal biochimico e scrittore russo naturalizzato statunitense, che può facilmente coniugarsi, in questo caso, con quanto raccontato in Blade Runner (1982) di Ridley Scott. Il quarantatreenne spagnolo Gabe Ibáñez, qui al secondo film come regista dopo il deludente fantasy Hierro (2009), è un esperto artista degli effetti speciali che qui dosa in modo molto narrativo, inserendoli nella costruzioni della storia e del suo sviluppo. L’inizio è molto bello con foto in bianco e nero che raccontano la nuova realtà di una Terra in cui sono morti quasi tutti gli abitanti e che ora ha una popolazione che ammonta solo a ventidue milioni di persone. Anche la città distrutta, in cui vivono i fortunati, e il Ghetto, in cui si rifugiano gli emarginati, sono stati costruiti bene nei New Boyana Film Studios di Sofia. Tuttavia, questo sforzo iniziale di creatività e rigore, che forse piacerà agli appassionati di Asimov, ben presto lascia spazio ad un film poco convincente. Bellissima la fotografia, curata da Alejandro Martínez (lo stesso della opera prima di questo cineasta), tendente ad un tetro monocromatismo, desaturata e livida al pari del mondo di morte che descrive. Protagonista e produttore Antonio Banderas dal viso imperscrutabile e una moglie prossima a donargli una bimba. Lui è immerso in un’esistenza che non lo soddisfa. Nel 2044 la desertificazione sta distruggendo la Terra e l'umanità lotta per la sopravvivenza in un ambiente divenuto ostile. La razza umana coesiste con i robot, creati per supportare la condizione di una società in declino. Un agente assicurativo lavora per una società di robotica che costruisce e affitta androidi; è un investigatore che indaga su macchine difettose che hanno provocato danni uccidendo anche un cane. Durante una delle sue missioni scopre che alcuni robot si sono evoluti, diventando una possibile minaccia per l'umanità. E’ un testo di fantascienza stile anni ottanta con il protagonista che rinuncia al suo fascino (ha la testa completamente rasata) e la sua ex, Melanie Griffith, che interpreta un orologiaio che illegalmente trasforma gli androidi. Dylan McDermott è il poliziotto che ha gli stessi dubbi del protagonista. E’ un film che promette di più di quello che riesce a dare, ma ha un suo fascino e, soprattutto, un grande rigore di fondo.